Con il patrocinio e la generosa sovvenzione dell'Ufficio Turismo del Comune di Bracciano ...
Nel paesello dove abito (Bracciano, se non si è capito) ci sono addirittura tre frazioni: una è Vigna Di Valle, nota per il museo storico dell'aeronautica militare; l'altra, Castel Giuliano, è invece famosa per aver ospitato fino ad una decina di anni fa una clamorosa sagra del cinghiale, cui partecipavano immancabilmente, nel ruolo degli ospiti d'onore cui tocca chiudere la festa prima dei fuochi d'artificio, Latte E I Suoi Derivati.
Sarà perché a forza di fargli la festa i cinghiali dei dintorni si sono simpaticamente estinti oppure perché il gruppo si è sciolto e quindi non si sapeva più chi invitare, fatto sta che la sagra oggi non si fa più e si è ripiegato sulla più trendy festa delle rose.
E però, complice la mattanza dei cinghiali, Latte E I Suoi Derivati sono, in assoluto, il gruppo che ho visto più spesso dal vivo. Ed è sempre stato uno spasso.
Greg e Lillo penso li conosciate un po' tutti, grazie alla discreta visibilità ottenuta da qualche anno a questa parte sotto i riflettori del piccolo schermo: ebbene, Latte E I Suoi Derivati è stata la loro palestra.
«Greatest Hits» è l'esordio del 1994 ed il titolo si è rivelato premonitore, perché in questo dischetto c'è una tale sfilza di classici da rimanere basito: preciso, classici per ogni romanaccio doc che si rispetti, perché forse già un viterbese o un frusinate nemmanco li conosce, Latte E I Suoi Derivati.
Orbene, per chi non ha idea di chi siano, ecco un loro fedele identikit a ritmo di raggamaffa.
Fatte le presentazioni, i classici.
Uno dietro l'altro: il pescatore (anzi the pescator, giusto per pulire quella fastidiosa patina di provincialismo che offusca l'omonimo brano di De Andrè), il Ringo Mandingo de Radio Pajata Fresca cui devono praticamente tutto mostri sacri come Linus e Fargetta, l'omo ‘ngrifato e pure fatto cornuto dalla moje cor fantomatico Giulio cui non resta altro conforto che l'infallibile rimedio califfiano (me so' covatio ‘na serpe ‘n seno tutti st'anni ma ... so che la donna ... no, nun si tocca ... ma a te ti carcio a carci ‘nbocca ... brutta troia!), lo sparviero della notte aka Truciolo, la varia umanità che puoi incontrare in quella Cambogia polpottiana che è la fiera der Tufello (ce stanno tutti, dar Patata che si vende la madre pe' du' scudi fino ar Tramontana, uno che va in giro cor cric der Renò 5), per chiudere in bellezza con gli scatenati fans di Claudio Cecchetto che, memori dei fasti del gioca jouer, si cimentano in un nuovo ballo per l'estate (e c'è pure James Bond Bond o James James Bond o Bond James Bond o come accidenti si chiama, ancora non ho capito quanti James e quanti Bond), e ci metto pure un altro link perché questa va vista più che sentita.
Oh, se poi qualcuno pensa che sia solo una sequenza di volgarità trash senza capo né coda, si ascolti questo mirabile inserto jazz vecchio stile, impreziosito da una sottile ironia di stampo arboriano e poi ne riparliamo.
Oddio, spero che v'abbasti perché non ce la faccio più ad andare avanti con «Greatest Hits» in sottofondo: questo dischettolo è uno scompiscio dall'inizio alla fine.
A proposito, la terza frazione di Bracciano si chiama Pisciarelli e non c'è niente da vedere o fare. E con questo, il cerchio è chiuso.
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