Satan LAUGHING as you eternally rot....

Alla gente conviene far finta di niente, venale prima o poi dimentica... o forse neanche immagina.
Eppure esiste gente che di merda ne ha vista o mangiata troppa, gente, la cui condanna, è vivererla la vita; defraudata di quelle quotidianeità borghesi, socialmente integrate, perbeniste, bigotte, una vita “normale” insomma.

Ma uno che dalla vita non ha mai avuto un cazzo, trova la luce nelle proprie passioni e la soluzione a volte è peggio del problema, consiste nel vendersela l’anima …anzi loro, i Laughing Hyenas, l’anima prima di vendersela l’hanno vomitata, distintivo di denuncia sociale.

Sarà la voce raw power di Brannon (Negative Approch: 1981-1984 / 2006 re-union) che ancora oggi non smette di urlare, risuonando nel proprio disagio, verso la sbobba borghese, amplificando così la valenza di quelle parole, HARDCORE, che oggi suonano scomode, atonali, avulse, da loser, in una società illuminata da lounge bar, flash da macromedia e culi sculettanti ...il tutto troppo SOFT.

Parole dissacranti, che fanno brutto, mentre la gente veste il proprio lutto, tra cinepanettoni e indifferenza quotidiana, credendo che la vita sia una e che valga la pena godersela …alla faccia di chi muore di fame.

Così nel 1990 nasce l’album che solidifica il talento Blues Punk dei Laughing Hyenas.

Quelle “diffrazioni” sonore fatte di urla e sballi naufragati, per dimenticare se stessi nei miasmi delle fogne di una condizione irreversibile, il tentativo di fuggire l'inconsistenza di un nichilismo ideologico, lasciandoti più scarno che mai a dover convivere con i tuoi vuoti esistenziali; paradossalmente trovano il modo, tra ossimori quali “equilibrio”, “maturità” e “talento” di essere irrimediabilmente scaraventate in connubio artistico chiamato Life of Crime.

Un progetto Hardcore devastante, di forte impatto sonoro, impreziosito da un acid-rock animalesco, infervorato da un blues osceno e sguaiato (Hitman).

E così nel pieno fervore delle note, ipnotizzato ed inebetito, te ne resti a guardare il classico quadro fightclubbesco (Outlaw), in cui, grattacieli di un’immensa metropoli vanno affondo, divorati dalle immense fauci di una fine e di un declino, che già da troppo tempo hanno iniziato il proprio count-down, ma tempestivi, non ha tardato il proprio appuntamento.

Le vocalità feroci di Branon portano a spasso la band verso nuove suonorità hardcore  (Everything I Want), questa imperterrita lo segue, ma il capitano, ancora una volta, è in preda ad uno dei soliti deliri lisergici, senza entrata, senza uscita, un grandguignol, fatto di vuoti esistenziali metropolitani  …cose che durano ormai da più di trent’anni (Detroit docet).

Sarà quel comparto ritmico, distorto, stonato, insofferente, di chi si strascina, degenerato e malato, tra fumi e scie lisergiche, fatte di alcool e droga, con tutto il proprio squallore asociale (Let It Burn + Kick),  sarà l’odore …sarà l’ardore …sarà il dottore …sarà l'inventore, dico solo, che ancora oggi questi signori …spaccano (Here We Go Again + Wild Heart)!

Un assalto sonoro, feroce e deviato, antesignano e padre di tutte quelle devianze psicotiche indottrinanti gruppi quali Isis e Converge.Così avrò, almeno, raggiunto l’obbiettivo di aver ricordato ai DeBaseriani questa frotta di perdenti, che imperversava tra le varie band Hardcore dal ‘85/95, portandosi a spasso l’eredità lasciata da Iggy, Rob Tyner & Co. (Life of Crime) e che di apparire non glie ne mai fregato un cazzo

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