"No Way There From Here" di Laura Cantrell è un album country, cosa che da questa parte dell'Atlantico causa più che altro perplessità o indifferenza, ed è un peccato, almeno in casi come questo. Una copertina così bella non può nascondere achy breaky hearts o altra "spassosa" nel migliore dei casi, ma spesso e volentieri atrocemente melensa paccottiglia white trash; qui si và sul sicuro, "No Way There From Here" è country nella sostanza, senza certi fastidiosi difetti di forma che relegano il genere alla dimensione di fenomeno relativamente "locale", almeno a livello di diffusione di massa. Prendete una cantautrice con una bella voce e un approccio molto down-to-earth; riflessiva ma in fondo sempre leggera e ottimista, oltre che schietta e comunicativa e aggiungeteci una classica strumentazione country, prevalentemente acustica; a lei basta questo, con qualche piccolo abbellimento quà e là. E, si sa, quando un'idea semplice viene sapientemente messa in pratica non si può che andare sul sicuro.
Torniamo un attimo sulla copertina: un paesaggio incontaminato, non proprio la classica prairie del midwest ma l'effetto è lo stesso. Spazio quasi illimitato, natura, un orizzonte, una frontiera da esplorare... aaah, romantico, e quanto di più americano ci possa essere. Scusate, è un immaginario visivo che ha una forte presa su di me, oserei dire l'unica sfaccettatura del cosiddetto american dream che mi affascini veramente. E il contenuto è pienamente all'altezza di cotanto artwork; musica rilassante, cristallina, leggera, senza paranoie, musica da campagna, un perfetto compromesso tra stile e sobrietà. Il merito è unicamente di Laura Cantrell, autrice unica di tutte le dodici canzoni di quest'album datato 2014: classe 1967, nata e cresciuta a Nashville, bellezza e fascino da attrice d'altri tempi, voce squillante ma morbida: il timbro ricorda molto Emmylou Harris, però con un approccio più lieve e fluido. "I'm gonna drink black coffee all night long until I write the perfect song, and I won't give up if chords are wrong and words don't fit a rhyme", così canta Laura in "Beg Or Borrow Days", secondo me uno degli episodi megliori dell'album: è una promessa pienamente mantenuta, più e più volte, perfect song dopo perfect song viene fuori... un perfect album.
Lenti e uptempos si alternano senza una netta prevalenza degli uni o degli altri, affrendo un'ampia gamma di sensazioni e sfumature; questo è un altro grande pregio, che fa di "No way There From Here" un ascolto scorrevole e mai noioso; il panorama limpido e sereno di "Starry Skies" e "Barely Said A Thing", "Glass Armour" con la sua leggerezza e fragilità, espresse con bucolico candore, una titletrack un po' a'la Jackson Browne prima maniera, stupenda melodia, un crescendo lievemente malinconico, magistralmente enfatizzato dalla chitarra elettrica, e poi una ballad sentimentale, "strappalacrime" in senso assolutamente positivo, come "Washday Blues", di una dolcezza assoluta, che sfuma nella soffusa, sognante "Someday Sparrow", un finale perfetto. Ma anche tanta allegria, zamplillanti linee di piano o fiddle, ritmi coinvolgenti, "Driving Down Your Street" e "Can't Wait", oltre alla già citata ed assolutamente emblematica "Beg Or Borrow Days", "When It Comes To You", in chiave più agrodolce, o l'iniziale "All The Girls Are Complicated", con un pizzico di ironia; "No Way There From Here" è, tra le altre cose, anche un album divertente, pieno di energia positiva, alla fine quello che lascia è un sorriso; cosa chiedere di meglio? Nulla, assolutamente nulla, "No Way There From Here" è un gioiello, un piccolo capolavoro; un capolavoro semplice, senza pretese, ordinario come le situazioni descritte nei testi.
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