"Inventi una nuova porta, decida cosa c'è dietro e la apra!" dice la sua psichiatra/amica (perché sembra più un amica!) a Flavia, giovane 50enne, bella, intelligente, ma con troppa paura di vivere la sua vita.

La trama non è originale, ma estremamente reale: due matrimoni falliti, due figli, due nuove famiglie a cui si aggrappa per non restare sola, una girandola di situazioni grottesche, paradossali, crudeli, da cui Flavia non riesce (o non vuole?) allontanarsi.

Donna fin troppo intelligente, questa single, ma veramente "de coccio" nel suo intestardirsi a rimanere invischiata in un giuoco di ruolo fin troppo scontato: l'acquasantiera di questa cattedrale costruita su una famiglia allargata di "merda" (si può dire? Si, si può dire).

Film ben strutturato con un sapiente mix di realtà, sogni, voci fuori campo, ricordi, sensazioni: talora, a dire il vero, un po' contorto e direi più vicino al cinema francese, che italiano, ma sempre molto elegante e gradevole.

Al Centro di tutto? La donna, questo animale sconosciuto, che sembra fragile e indifesa, ma alla fine ha un coraggio da leone ( eh no, volevo dire da leonessa).

Come riuscirà la nostra protagonista a trovare la sua strada senza perdersi in vicoli e vicoletti oscuri? Non posso dirvelo, è ovvio, e vi invito a vedere questa seconda opera della Morante, che di sicuro porta un po' del suo vissuto lì dentro, ma con molto tatto e delicatezza.

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