La polvere, vola, si confonde con il cielo grigio settembrino e porta la nostra psiche ad una profonda meditazione. I nostri pensieri, le voci, il "chiacchierio" che sentiamo in sottofondo quando ci accingiamo a ragionare, tutto è confuso in una nausea digitale, riprodotta in una vecchia cassetta dal futuro. Voci spaziali arrivano in una soleggiata New York brasiliana, viva grazie al futuristico r'n'b. Eccoci allora in città, entriamo in un locale tappezzato di luci a neon, la cameriera Jelly ci porta da bere e, rilassati in una poltrona di velluto ci roviniamo gli occhi con le luci puntate in faccia e, i polmoni, con il fumo del vecchio barbuto là in fondo.
La mattina dopo ci svegliamo in una spiaggia caraibica all'ombra di una palma, ricordando solo il pompino della notte prima e la faccia di quel bastardo che ci ha pisciato la macchina. La pioggia pulisce la nostra pelle macchiata di sangue e, come automi, ci spegnamo chiudendo gli occhi, arrendendoci al vento e alle onde, che dalla riva, ci portano nel grande e profondo oceano.

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