L'Uragano Sandy, tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre del 2012, è stato uno degli eventi più catastrofici di questo decennio. Barack Obama dichiarò lo stato di "grave catastrofe". Almeno 253 persone in sette paesi persero la vita e le ingenti perdite, danni e interruzioni di esericizio furono pari a un ammontare stimato oltre 65 milioni di dollari. Alla vigilia delle elezioni presidenziali, il tema sui cambiamenti climatici (considerati come una delle cause dell'evento) è da allora al centro del dibattito politico e considerato come una causa da fronteggiare in maniera comune con la cooperazione internazionale.Il mancato accordo con il diniego di Donald Trump e della Russia di Putin costituisce chiaramente sul tema del

le politiche internazionali una specie di dichiarazione di guerra e in cui le conseguenze non possono che essere nefaste per tutte le parti in causa. La pubblicazione di "Landfall" (Nonesuch) è allora sicuramente puntuale nell'esprimere quella che costituisce una vera e propria urgenza: una serie di trenta canzoni elettroacustiche composte da Laurie Anderson, arrangiate dal mitico Kronos Quartet di David Harrington (violino), John Sherba (violino), Hank Dutt (viola) e Sunny Yang (violoncello), raccontano gli incubi dell'artista nata a Chicago nell'Illinois e la tragedia del 2012 in una vera e propria opera neo-classica.

Laurie Anderson è forse principalmente nota presso il grande pubblico per essere stata la moglie di un personaggio gigantesco come Lou Reed dal 2008 fino al giorno della sua morte nel 2013. La maggiore popolarità di Lou Reed non ha sicuramente oscurato oppure fermato l'attività artistica di Laurie che, principalmente una violinista (ma è laureata in scultura alla Columbia Università di New York) è universalmetne riconosciuta come una delle performance artist e una dei compositori neo-classici d'avanguardia più importanti e influenti sin dall'inizio degli anni ottanta.

In "Landfall" (eseguito la prima volta dal vivo nel 2015) trovano spazio tutte le sue esperienze, che si riassumono in un'opera dal carattere intenso e drammatico e che tra le produzioni recenti avvicinerei per affinità a "The Ship" di Brian Eno oppure "Midnight Colours" di Irisarri, avendo come suo presupposto quella paura per qualche cosa che ci appare troppo grande e irreparabile e che costituisce un aspetto peculiare della sensibilità del genere umano. Eppure, a differenza dei casi citati, alla fine di questa opera sicuramente complessa e elegiaca, sicuramente anche "ambient", appare quasi di sentire qualche cosa di rassicurante e che possiamo riconoscere solo in quella profonda umanità e espressione collettiva di calore umano: una specie di messaggio ma anche un invito a non dare tutto per perduto.

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