Inizia il film. Qualcosa già sembra esser sbagliata. Conoscendo il cinema gargantuesco di Lav Diaz, sin dal primo millisecondo ci si accorge di un'enorme differenza tra questo "Naked Under the Moon" ed i film che hanno iscritto il nome del regista filippino nell'Olimpo dello slow cinema (etichetta che al maestro non piace molto) e del cinema in generale (ecco, così è molto meglio). In "From What Is Before", "Florentina Hubaldo, CTE" e tutti i suoi altri mastodontici film non esistono veri e propri titoli di testa, all'inizio si vede solo uno schermo nero con delle piccole scritte bianche: "Sine Olivia Pilipinas", seguito da "Sine ni Lav Diaz" e, infine, il titolo del film. Niente musica, niente suono. In "Naked Under the Moon", invece, sentiamo delle note che accompagnano i nomi di chi ha partecipato alla realizzazione del film, scritti tra l'altro a colori.
Inizia il film. È a colori. Altra radicale differenza che allontana quest'opera da quelle che da "Ebolusyon ng Isang Pamilyang Pilipino" ("Evolution of a Filipino Family") in poi si sarebbero succedute, con l'eccezione di "Norte, the End of History", che segna un leggero ritorno, forse nostalgico, alle origini di Lav Diaz e del suo cinema. Nella sua durata, inferiore alle 2 ore, la mente dello spettatore continua a ripensare all'evoluzione che il regista filippino avrà, notando anche le minime differenze tra "Naked Under the Moon" e i suoi film successivi, come, per fare un esempio stupido, la presenza di una macchina all'inizio del film, mezzo di trasporto che nella produzione diaziana successiva scomparirà. Un'inezia, vero, ma pur sempre importante, poichè avvicina il film ad una dimensione commerciale (termine da non intendersi assolutamente in senso spregiativo) ed allontanandola da quella "slow" che Diaz farà propria.
Ad ogni modo, molti degli elementi che caratterizzeranno i film di Diaz futuri sono già presenti in questo in una forma ancora embrionale. L'attenzione agli strati più bassi della società, la violenza, la povertà, ecc. Tutti argomenti che il regista svilupperà nei suoi film-fiume che lo eleveranno a maestro del cinema. Però in "Naked Under the Moon" risultano molto meno efficaci per via della superficialità che la durata di un'ora e cinquanta minuti circa impone al film e della presenza eccessiva (e voluta dalla produzione per poter rendere l'opera più appetibile al grande pubblico) di scene di sesso banali ed artificiose, palesemente non facenti parte dell'idea originale di Diaz. Se, infatti, nei film successivi il sesso sarà sì presente ma in misura minima e, soprattutto, presentato in modo crudo e realistico, come in "From What Is Before" ad esempio, qui diventa mero oggetto per solleticare la fantasia erotica dello spettatore che, altrimenti, secondo la produzione si sarebbe annoiato. Non è un caso che, già dal suo film successivo, "Batang West Side", Lav Diaz comincerà ad ignorare le esigenze commerciali, realizzando un film di cinque ore che pure non ne era del tutto scevro, fino a raggiugere l'austerità anti-commerciale del già menzionato "Evolution of a Filipino Family" (11 ore circa) che poi sarebbe divenuta marchio artistico inconfondibile del cinema di Diaz.
Non ho parlato della trama. Lo so. Ma non voglio parlarne, voglio che la scopriate da voi, perchè pur avendo diversi difetti, "Naked Under the Moon" è un film imprescindibile per qualunque amante del cinema di Diaz, per scoprirne i cambiamenti avvenuti durante la carriera, e per chiunque abbia la curiosità di avvicinarsi alla sua filmografia. Non è il "classico film di Diaz", non è dominato dal piano-sequenza statico, dal silenzio, dal bianco e nero, non è nulla di tutto ciò. Ma resta comunque un film fondamentale per comprendere il cinema del regista filippino.
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