Il 2014 è stato anche l'anno dei Suarez.

Ma in particolare, dei Suarez a cui piace la carne.

Se il Pistolero uruguagio è tornato in campo a colpire con mira implacabile e a mordere caviglie (ma all'occorrenza anche petti, cosce e spalle), la filosofa messicana più discussa e sanguinaria degli ultimi tempi torna con un nuovo disco dopo tre anni, in cui riprende - ma con maggior cattiveria, possibile...? Eccome, se lo è - un discorso cominciato, e solo interrotto, con Sin! Sin! Sin!.

Beh - sono passati tre anni. E qualcosa è cambiato. Cambia (prima di tutto) che la corrente di pensiero di Teri Suarez 'Gender Bender' ha un suo riconoscimento ""accademico"" sotto l'etichetta di "Butcherismo". E onde evitare equivoci, non ci provate nemmeno a parlare di "forma (particolare) di femminismo" o cose del genere. Ché alla Nostra non va proprio giù - di essere associata a quelle femministe che predicano le solite vecchie tiritere sulla parità dei diritti e l'uguaglianza dei sessi e dateci quel che ci spetta eccetera eccetera. Questa qui, semmai, parla di uguaglianza col coltellaccio da macellaio in mano, e fa di filosofia e macelleria due cose (ma ci pensavate mai...?) che possano andare d'accordo. Per cui: sì al potere alle donne, ma che sia potere da esercitare con la lama affilata. Il maschio ha sempre trattato la femmina come carne da macello, ma adesso è la femmina che ha l'arma dalla parte del manico.

Per cui: c'è da stare bene attenti.

E poi era uscito il suo primo libro, poesia che fa metafora di vita vissuta con la stoffa d'una scrittrice consumata. Altre volte la sua è poesia di carcasse, sgozzamenti e organi spappolati che manco Robert Rodriguez se lasciasse la cinepresa e prendesse carta e penna.

Ed è successo che un anno e più in giro con un ALTRO Rodriguez - Omàr - ha fatto della ex(?)-"princesa del punk" di Guadalajara un'animalessa da palcoscenico che a fermarla ci vorrebbero sedativo e museruola. Il soggetto è armato (di chitarra, ma soltanto di quella...?) e pericoloso.

Oppure bisognerebbe legarla, bendarla, chiuderla nel portabagli e portarla in mezzo al deserto. Che poi è proprio quel che succede nel video di Demon Stuck In Your Eye, che pare lo spezzone di un B-movie girato in Texas.

Come si presenta Cry Is For The Flies? Brutto e cattivo. Brutale, paranoico. Duro e spigoloso nei suoni, senza tregua. Ansiogeno. Ossessivo allo spasimo. Si finisce di farlo girare con la testa che gira più del disco, ridotta a un pallone. Non ci sono pause, non un pezzo morbido, è tensione ed esaurimento nervoso dal primo all'ultimo secondo. L'unica sosta (ma serve solo a spezzar l'ascolto in due parti) è un monologo registrato da Henry Rollins sul tema della colpa - c'è un altro cameo nel disco, quello di Shirley Manson. E poi il massacro riprende.

Meno creativo del predecessore, sì. Perde in varietà, ma impressiona nel suo essere spietato, roccioso, avvolto in una cappa di negatività che non si dirada mai. I testi sconcertano: mescolano scene splatter e surrealismo, traducono in parole spettacoli da incubo, flirtano col raccapricciante, danno forma a sedie carnivore mangia-uomini. Sul banco della macelleria Teresa affonda le mani insanguinate nelle viscere del proprio inconscio, e ne estrae - trasfigurate - immagini di anni adolescenziali passati a Denver nella violenza. Fra abusi e le discriminazioni subite da chi viene da sotto il Rio Grande.

Memorie vivissime. Parliamo pur sempre di una ragazza dell'89. Ma dal talento visionario pazzesco. La amo.

Rimangono le tentazioni intellettuali dell'esordio (anche se col senno di poi ci vorrebbe un bel coraggio a chiamare "velleità"...), specie in Poet From Nowhere, rimane la passione per la letteratura russa, rimangono le tastierine che pungono come aghi nelle orecchie. E ricordi di quella cosa informe che chiamavano "grunge" - semplicemente hard-blues psicotico, rivoltato e stuprato con le cattive maniere del punk.

In tempi di "alt-rock" che ha spesso la prerogativa di non essere né alternative né rock, certa cattiveria sembra ispirata da quel proverbiale Fuoco Sacro che aspettiamo come acqua nel deserto...

...o come sangue vivo dalle vene?

Nel caso, la sete di Teresa è ben lungi dall'esaurirsi...

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