Questo disco è bellissimo.

Mi dispiace iniziare così, perchè toglie obiettività alle rece, ma è davvero troppo. Sono contento perchè vedo, leggendo in rete, e guardando i suoi concerti, che cresce il numero di "seguaci" e ascoltatori di Vasco Brondi, ma continuo davvero ad essere spiazzato, ascolto dopo ascolto, dalla rarissima qualità del disco in questione.

Puro flusso poetico fatto di città, città che nessuno vuole, dei cieli sopra i quartieri industriali, macchine parcheggiate male, treni urbani che continuano a svegliare, cartelloni pubblicitari che lampeggiano rotti; e permeato di sentimenti devastanti, di amore che nuota in quello spazio sporco, industriale ma, sempre presentissimo. Si ascoltano persino i silenzi e le dolcezze dei rapporti tra le persone in un mare di rabbia e di delay, di solitudine e rumore incessante di una macchina che non si ferma mai.

Le soluzioni musicali sono inclassificabili, un rock libero e urlato, "potenziato" dall'esperienza musicale inarrivabile di Giorgio Canali, per una voce che riesce a "intonare" le urla di una generazione dai sogni grigio cemento, come cantato in quelle che non sono semplici canzoni con un verso ed un chorus, perchè la "formula" di LLDCE, ovvero chitarra acustica, testi meravigliosi, urlo sociale e interiore, ironia, eredità musicali varie, effetti "canaliani", portano ad una dissolvenza verso una forma musicale diversa, ma soprattutto libera. Nè rock, nè punk, i padri spesso avvicinati sono Rino Gaetano, gli Afterhours, e la saga CCCP, ma è POESIA TOTALE IN MUSICA. Majakovskij senza manifesti, Whitman post-industriale che canta asfalto invece di terra e antifurti al posto dei canti degli uccelli. "Sposarci con i cerotti usati in passeggiate su spiagge deturpate".

Elenco tracce e video

01   Lacrimogeni (01:53)

02   Per combattere l'acne (03:18)

03   Sere feriali (02:38)

04   Stagnola (03:14)

05   Piromani (03:50)

06   La lotta armata al bar (03:39)

07   La gigantesca scritta Coop (04:01)

08   Fare i camerieri (03:35)

09   Produzioni seriali di cieli stellati (03:23)

10   Nei garage a Milano nord (04:19)

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Altre recensioni

Di  tomic

 Le luci della centrale elettrica sono il malessere di un'età e di un luogo specifico, di mille luoghi specifici.

 Sono fili scoperti, mandano luce, piccole scariche di energia.


Di  Kurtd

 Tu che scrivi canzoni di merda, cosa senza senso che spacci per poesie.

 Questa musica offende anche la Pausini.


Di  Bert

 Delle volte si disperde, delle volte riesce ad illuminare una porzione di celeste con storie mai vista fino ora.

 Dalla spiaggia deturpata possiamo alzare il cielo adesso per la nostra porzione di stelle.