In pochi forse oggi se lo ricordano, ma per una breve stagione, negli anni Settanta, l'Italia riuscì ad esportare con successo la propria musica nel Mondo, vantando una delle realtà musicali più interessanti a livello internazionale. Naturalmente non si sta parlando degli orrori che già ai tempi venivano partoriti dai vari Sanremo e Festivalbar, ma dell'epoca d'oro del rock progressivo, genere che, partendo da coordinate puramente anglosassoni, riuscì a svilupparsi in Italia in una maniera assai personale, dando di fatto vita ad una vera e propria sottocorrente, il progressive italiano. Durante quel breve periodo, infatti, in più occasioni formazioni di rilievo come PFM e Banco riuscirono a valicare i confini patri, con acclamate tournée e contratti con case discografiche straniere. Il gioco durò comunque poco e già a fine decennio, con il genere ormai in crisi, la stragrande maggioranza di quei gruppi si sciolse o continuò comunque la propria attività limitandosi al mercato italiano, quasi sempre allontandosi dalla proposta originaria per entrare in territori di più facile ascolto.
Tra i nomi di spicco del tempo c'erano anche Le Orme, autentica istituzione del rock italiano, una delle poche formazioni in Italia che, al netto di pause forzate e abbandoni, può vantarsi di essere entrata nel quinto decennio di attività. Caratterizzato dalla voce di Aldo Tagliapietra, una delle più riconoscibili del panorama nazionale, oltre che dalle trame di tastiera di Tony Pagliuca e dalle percussioni di Michi Dei Rossi, uno dei migliori batteristi italiani in assoluto, l'ensemble veneto è solitamente ricordato solo per i lavori riconducibili al periodo "classico", ovvero, per intendersi, quello del lustro 1970-1975, durante il quale furono pubblicati album del calibro di "Collage", "Uomo di Pezza", "Felona e Sorona" e "Contrappunti". La fase successiva fu caratterizzate da coraggiose sperimentazioni, avvicinandosi alla fine del decennio anche alla musica da camera con "Florian", ma il favore del pubblico andava ormai scemando. Persa la bussola con l'arrivo degli anni Ottanta, per riascoltare il gruppo in gran forma avremmo dovuto aspettare la metà degli anni Novanta, grazie al rinnovato interesse nei confronti del rock progressivo e nuove generazioni curiose di andare a riscoprire i capolavori del passato.
Decisi a tornare definitivamente in pista, i quattro veneti si ripresentarono nel 1996 con un album, "Il Fiume", primo di una trilogia che si sarebbe sviluppata nei dieci anni successivi e che avrebbe avuto come tema il rapporto tra l'Uomo e la Natura. Se da un punto di vista strettamente musicale si tornava al prog dei tempi migliori, cimentandosi nuovamente con una suite come in "Felona e Sorona", va comunque sottolineato come fossero presenti varie novità nel suono del gruppo, come ad esempio l'uso del sitar o del simulatore di chitarra. Il definitivo abbandono di Pagliuca, inoltre, se da una parte metteva definitivamente fine all'attività dello storico trio, dall'altra permetteva il maggior coinvolgimento di Michele Bon e Francesco Sartori, già ai tempi collaboratori di lunga data dell'ensemble, fondamentali per rendere più attuale e moderna la proposta del quartetto. I testi, curati come al solito da Tagliapietra, qui in forma smagliante, sono impegnati ma al tempo stesso non rinunciano alla poesia, riaffermando il loro autore come una delle migliori penne del panorama rock italiano.
Brani come "Madre Mia", "Chiesa di Asfalto" e "Il Vecchio" sono da annoversarsi tra i migliori mai scritti dal gruppo, pezzi in cui, se da una parte quelle melodie da sempre marchio di fabbrica dei veneti sono ben presenti, dall'altra si evince anche la voglia di guardare avanti, lasciandosi alle spalle nostalgie e qualche scissione di troppo. Bella inoltre l'idea del dare all'album una struttura "circolare", con il brano conclusivo, rielaborazione di un raga indiano, che riprendre il tema di quello iniziale. "Il Fiume", a dispetto delle attese, si rivelò un inaspettato successo, vendendo oltre cinquantamila copie, lasciando positivamente stupiti sia i suoi autori che l'etichetta, i quali mai si sarebbero aspettati che intorno ad un nome come quello delle Orme potesse esserci ancora tanto interesse. Da quel momento, di fatto, l'attività del gruppo non si è più fermata e Michi Dei Rossi e compagni al giorno d'oggi sono ancora in giro, vivi e vegeti sia sul palco che in studio. Se tutto ciò è stato possibile in parte lo dobbiamo anche a questo album.
Le Orme:
Aldo Tagliapietra, voce, chitarra, basso, sitar
Michi Dei Rossi, batteria, percussioni, gamelan, glockenspiel
Michele Bon, tastiere, organo Hammond, sintetizzatore e voce
Francesco Sartori, tastiere, pianoforte
"Il Fiume":
Il Fiume (parte prima)
Madre Mia
Prima Acqua
Chiesa d'Asfalto
Danza dell'Acqua
Lungo il Fiume
Dove l'Acqua si Riposa
Il Vecchio
La Parola
Grande Acqua
Il Fiume (parte seconda)
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