Avevo cinque anni e abitavo porta a porta con i miei nonni. Essendo così vicino, era all'ordine del giorno andare a fargli visita. Mio zio, al tempo non aveva ancora una vita autonoma e come era solito fare, era comodo sulla poltrona ad ascoltare musica. Io, come ogni bambino di quell'età ascoltavo Cristina D'avena, ma quei strani suoni che uscivano dal giradischi di mio zio mi colpirono a tal punto di andargli a chiedere cosa stava ascoltando.

"Ciao Bruno" (da piccolo ero solito chiamare i parenti per nome... anche ora lo faccio!), "cosa stai ascoltando?", e lui: "le Orme", io: "....." È chiaro che rimasi in silenzio, ma appena mi girai vidi sul tavolo la copertina del disco che stava ascoltando e fu' folgorazione. "È questo il disco che ascolti ?" chiesi movendo la copertina tra le mani, e mio zio: "si". Allora mi misi fra le sue ginocchia e cominciai a fargli una marea di domande (del resto come ogni bambino...!) "Chi è? questo mostro canta nel disco?" domandai indicando il "Garbo Di Neve" (nome dato da Walter Macmazzieri, il pittore della copertina. All'inizio nacque come quadro, poi fu' utilizzato appunto come immagine per questo disco), e mio zio rispose "no, a suonare sono delle persone e questo è solo un disegno".

Ad un certo punto mio zio si alza per cambiare lato del disco (aveva il vinile, mica cavoli... !) e fà partire "Breve Immagine". Già dalle prime note di tastiera rimasi pietrificato, immaginando la luna, l'oscurità e il mare, già perchè in effetti sono proprio queste le visioni che si hanno mentre si ascoltano quei 15 secondi d'introduzione, visioni differenti tra di loro. In bilico tra sogno e realtà, fui nuovamente trasportato in un altra dimensione dalla voce dolce e spettrale di Aldo Tagliapietra che intonava: "Giochi di luce riflettono, i fuochi nell'acqua. Tenui colori si fondono, dentro ai miei occhi", ma quando poi all'improvviso urlò "È un immagine dolcissima, bellissima. È un immagine che vorrei sempre mia" fù un brusco risveglio per me, ma non ero ancora del tutto nella realtà.
Allora chiesi a mio zio "ma è una donna che canta?", feci questa domanda perchè al tempo quella voce particolare, fine e leggiadra di Aldo mi sembrava veramente una voce di donna, ma mio zio rispose "no no no, è un uomo". Passarono un paio di minuti e con l'attenzione mi rivolsi di nuovo alla magica copertina, la girai e vidi il retro. La parte di dietro mi colpì di piu' del davanti. Rimasi incantato dalla colomba che fà capolino dietro una specie di comignolo, e specialmente mi colpì ancor di piu' la rifinitura dell'occhio di questo uccello. Questa colomba dall'aspetto lugubre, l'affiancai all'atmosfera musicale della già citata "Breve Immagine" (questo brano era, ed è ancora il mio preferito di tutto l'album).

In "Una Dolcezza Nuova", il brano d'apertura, c'è un verso che dice: "Piange il cielo sopra i vetri, la tempesta è nel tuo cuore. . . ", bè quel "piangere del cielo sopra i vetri" lo misi in corrispondenza ad un'altra immagine del retro copertina, al sole rosso con un buco e una lacrima che scende. Piu' avanti, con il passar del tempo cominciai a capire che la copertina rispecchiava il tema del disco (ovvero le Orme si sono ispirate al quadro di Macmazzieri), che adesso da adolescente ho capito. Racconta di una violenza sessuale. Chiaramante a cinque anni non potevo sapere niente. Un altra figura che misi in corrispondenza ad un pezzo dell'album è la ragazza nuda alla sinistra della colomba, e con le braccia rivolte su se stessa pare che faccia gesti per scacciare via l'uccello. Questa immagine l'affidai a "Figure Di Cartone" (si, è proprio il brano che ha quell'adrenalitico assolo di tastiera!), ma non ricordo perchè lo feci. Ripensadoci bene, l'immagine di questa ragazza nuda che cerca di scacciare la colomba, puo' riferirsi al verso: "folletti gelosi la stanno a spiare" di "Gioco Di Bimba". Eh.. "Gioco Di Bimba" fu' la prima canzone della mia vita a darmi i brividi. Il famoso fraseggio di tastiera, dalla prima volta che lo ascoltai a cinque anni di vita, non smise mai piu' di regalarmi grandi emozioni.

La mia "storiella" su come ho conosciuto "Uomo Di Pezza" finisce qui, ma una cosa è certa: questo disco per me è stato un trampolino di lancio sul grande mare della musica, dandomi la possibiltà di distaccarmi dalle canzoncine di Cristina D'avena (vabbè, d'altronde avevo 5 anni cazzo, e se non mi dovevo ascoltare Cristina, cosa dovevo ascoltarmi?.... le Orme?!).

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