Ho visto che questo album già è stato recensito e pure bene, ma è stata forta la tentazione di dire la mia su questo capolavoro (il migliore secondo me) di uno dei miei gruppi preferiti. Magnifiche e stratosferiche Orme.
Le Orme, gruppo atipico nel prog italiano, distante dallo sperimentalismo tout-cour di Area e Banco, (eccetto "Felona e Sorona") e con un piede nel pop, infatti è capitato di vedere alcune raccolte di musica italiana con dentro alcune loro canzoni. Un po' Italia e un po' Inghilterra, grazie anche a Peter Hammil, che ha lanciato Felona e Sorona in terra britannica.
Ma se io mi sono avvicinato a loro è per merito di questo lavoro. Dopo "Smogmagica" ecco la svolta, Germano Serafin alla chitarra al posto di Tolo Marton, che a mio avviso poco combaciava con lo stile del gruppo e la voce di Tagliapietra, poichè la sua chitarra era molto hard-rock blues. Ed ecco il bravo Serafin, in simbiosi con il gruppo veneziano.
Il 1976 è stato il loro anno magico, con dietro gli album prog, qui si superano e si cimentano con qualcosa di strabiliante.
(Da ricordare che in quell'anno il gruppo dona alla canzone italiana un gioiello quale "Canzone d'amore", che non è presente in questo album, ma fatto uscire come singolo. Di recente con un mio amico appassionato come me di musica anni 70 abbiamo visto il video in bianco e nero della loro esibizione al festivalbar, con Aldo e company con i capelli lunghi. Uno dei migliori video musicali che io abbuia mai visto).
Ma l'album"Verità Nascoste" è una perla. Basta solo "Regina al Troubadour", la mia canzone preferita, ma non solo delle Orme ma di tutta la musica. Sono stato giorni a pensare come tutto è vero, come noi ci innamoriamo di chi vede il mondo al contrario di come lo vediamo noi, ed hai voglia a chiederti il perchè, a cercare di convincerla. Domina l'indifferenza e forse un senso d'incomunicabilità. Non è possibile ottenere lo stesso grado di sentimenti da qualcuna che alla fine non è predisposta a darlo. Per questo la poesia nasce e da sfogo. Così Aldo chiede a questa ragazza come fa a non vedere il suo interessamento, non riesce a dire che non la vede come la vedono tutti (come una ragazzetta da locale), non le chiede un semplice momento di serenità ma le chiede di avere la sua mano.
E si continua a stupire con "Radio felicità", un giro di chitarra, poi l'apoteosi con il piano che sale lentamente ed apre le porte a suoni sintetizzati e interruzoni di frammenti radio. Io suonavo in un gruppo, un giorno per provare questo pezzo ci mettemmo un pomeriggio. Quando sei davanti una canzone del genere, sei emozionato e non riesci nemmeno a fare una cover.
Altra canzone degna di nota è "Vedi Amsterdam", con quell'intro psichedelico e quell'organo che fa da apripista per il giro di chitarra quasi hark-rock, anticipatore di sonorità post-punk, ottimo pure il testo lisergico che fa capire che questo album è un concept.
"Il gradino più stretto del cielo" è una chicca. Serafin si diverte a dipingere questo scenario e la tastiera di Pagliuca gli da la staffetta. Il testo è doppio senso, perchè non si capisce se è rivolto ad una donna che la si vede o ad una visione, un sogno, una forma di comunicazione non reale.
Una scia del loro vecchio repertorio è limpida in "In ottobre", con cambi di tempo ed un grande De Rossi alla batteria. Questo pezzo mi ricorda molto alcuni suoni di gruppi tipo Affinity. Mente Aldo chiede dove sei, i ragazzi fanno il resto. Musica da antologia.
La title-track è l'unico pezzo che dista dal resto dei brani, riscaldata dai violini. Melodia, melodia e melodia, unica, fluttuante.
Che grande album, che grande gruppo. Ho un amore immenso per la loro musica, avendo suonato e cantato le loro canzoni. Quel mio amico li segue ancora oggi, va a vedere tutti i loro live e ogni volta che ritorna mi racconta quasi commosso come questo gruppo è grande.
Magia della musica.
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