A molti sarà capitato, vedendo per le prime volte Le Vibrazioni, di pensare: "Ah, questa è la solita band emergente che ha firmato un contratto con una major, per vendersi alla musica commerciale"; tale impressione poi era più forte vedendoli dal vivo, e notando l'enorme differenza di stile con gli album in studio. Ora con questo nuovo "Officine Meccaniche" abbiamo finalmente la conferma di quale sia il vero volto di questo gruppo.

Già dal punto di vista grafico questo lavoro è molto 70's... copertina che richiama vagamente l'iconografia dei Pink Floyd, cd che ricorda una bobina con tanto di nastro magnetico, libretto con immagini di uno studio di con strumentazione non propriamente digitale.. infatti la registrazione è stata effettuata interamente in analogico (su nastro in poche parole); e questo richiede una certa abilità tecnica nel suonare, perché è più difficile nonché costoso andare a fare correzioni con questo sistema.

L'impressione viene confermata passando all'ascolto: le canzoni sono tutte molto suonate, chitarra basso batteria voce tastiere Hammond e nient'altro. Apre "Fermi senza Forma", potente ma allo stesso tempo melodica. Segue "Sai", tiratissimo pezzo con taglienti schitarrate funky. Arrivano poi due classici "lentazzi", il singolo "Se" e la dolcissima "Dimmi"... in preparazione della psichedelica "Introduzione ad uno stato di distacco dal reale" chiaro ed evidente omaggio ai Pink Floyd e a tutto quel periodo. Le due tracce successive ("Portami Via" e "L'inganno del Potere") sono le più interessanti, ci ritroviamo sia i Led Zeppelin che atmosfere più attuali alla Marlene Kuntz. Dopo si torna ad un clima più rilassato e rilassante con "L'altro giorno che verrà", ideale per sognare un po', magari in due.. ma solo un po' perché irrompe subito "Drammaturgia", inquietante e curiosa allo stesso tempo (ricorda vagamente i Litfiba di "Cane"). Ed infine l'intensa "Eclettica", che parte piano, per cambiare ritmo improvvisamente, fino a spegnersi pian piano tra distorsioni di voce e chitarra, ed arpeggi acustici (come in ogni album che si rispetti c'è anche una ghost track, ma questa la scoprirete e gusterete da soli, diciamo solo che è molto on the road..).

Insomma, questo lavoro non porterà niente di nuovo alla musica in quanto attinge ad un filone già ampiamente scavato ed esplorato; bisogna aggiungere che i testi non sono sempre all'altezza delle situazioni e che sicuramente non toccheranno il cuore... ma almeno queste 10 canzoni faranno passare un'oretta piacevole a tutti noi patiti del rock anni '70 (si, va bene,anche questa è un'altra operazione commerciale e ci siamo cascati , ma alla fine chi se ne frega?).

 

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