"Growers Of Mushroom" è l'unico album prodotto dai Leaf Hound, gruppo rock-blues del fittissimo panorama underground inglese dei primi anni '70.
La band, il cui nome è ispirato da un'antologia di racconti dell' orrore di Herbert Van Thal, così come il titolo del disco, era composta dai cugini Peter French (cantante) e Mick Halls (chitarrista), da Keith Young (batterista) e dai fratelli Derek Brooks (chitarra) e Stuart Brooks (basso). Nonostante gli intrecci familiari possano fare invidia persino a Casadei, i cinque seppero esprimere un ottimo hard rock con chiare radici blues e una forza che non molti gruppi avevano, paragonabile a quella dei nomi più rinomati che giravano in quel periodo.
Il disco venne registrato presso i Mayfair Spot Studios di Londra in sole 12 ore, e forse anche per questo è carico di genuinità ed immediatezza. Ne uscì una prima versione in Germania nel 1971, priva però della title track e di "Freelance Fiend". Contemporaneamente e sempre in Germania venne pubblicato anche il singolo "Drowned My Life In Fear / It's Gonna Get Better", la cui facciata A contiene una canzone estratta dall' album, mentre al lato B è presente una bella ballata con piano, non troppo originale ma una canzone che come dice il titolo fa stare bene.
Lo stesso anno, quando però il gruppo si era già sciolto, la Decca pubblica la versione integrale dell'album con 9 tracce, che ora andremo ad analizzare. Cominciamo con "Freelance Fiend", rock viscerale con un bel riff distorto che di più non si può, ripetuto per tutta la durata del pezzo, interrotto solo da un assolo. Come dice un mio amico, sembra che la voce venga dalla parte più bassa delle budella di Peter French. Grande apertura per il disco ed un ottimo esempio rabbioso della freschezza del gruppo.
Interessante anche "Sad Road To The Sea", con la solita voce potente del French che si erge sulla base acustica, accompagnata da basso e batteria, con assolo finale di chitarra. Pezzo che ricorda vagamente i Black Sabbath per l' intermezzo elettrico. "Drowned My Life In Fear" è un misto tra blues e metal, sicuramente ben riuscito e molto potente, che racchiude l' essenza del gruppo. Cambiamo registro con "Work My Body". 8 minuti di blues, garbato all' inizio ma che diventa sfacciato nell'assolo con veloci impennate prima dell'arrivo dell'organo, segnato da pesanti riff di basso e chitarra. Terreno ideale per la vociona del cantante che nel finale tira fuori tutto quello che ha dentro. Gran bel pezzo.
Continuiamo a parlare di hard rock con "Stray", canzone percorsa costantemente dalla linea di chitarra sulla quale il cantante urla e sbraita. Un' altra dimostrazione di potenza musicale del gruppo, che si sapeva muovere decisamente bene su questi territori. Ci illude l' inizio di "With A Minute To Go", prima di trasformarsi in un crescendo di chitarra, batteria, basso e voce. Si possono notare diverse somiglianze con i Led Zeppelin, in particolare con i vocalizzi di Robert Plant, non nella sostanza (inimitabile) ma nel modo.
Segue la title track, che si distingue per le chiare influenze psichedeliche che la attraversano. Un breve momento di piacevole distrazione musicale prima del ritorno a ritmi indiavolati con "Stagnant Pool", altra canzone senza mezze misure, prima tirata e poi pensierosa e placida. Straordinaria la ripresa del riff iniziale nell' ultima parte. Chiudono l'album il ritmo alla Cream e il wha wha della chitarra di "Sawdust Ceasar", pezzo originale, meno spinto dei precedenti, ma non per questo meno interessante.
Termina così il disco, chiaro esempio di hard rock, genuino, maturo e senza fronzoli, senz'altro da possedere per qualsiasi amante della musica di quei tempi, nonostante il gruppo sia praticamente sconosciuto. Ascoltare per credere.
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