Siamo nel non troppo lontano 2003 e finalmente il grandissimo mr. Page decide di rilasciare sotto forma di live album del materiale da lui scelto, risalente al 1972, piu' precisamente dai due concerti al LA Forum (25 giugno) e Long Beach Arena (27 giugno), che sempre secondo James Patrick rappresentano l'epoca d'oro nella quale i Led conquisteranno l'America. I Led Zeppelin vengono considerati una delle piu' grandi live band di sempre, ed ascoltando questo album triplo si capirà il perchè.
A partire dalla sfuriata di "Immigrant Song", dove Page aggiunge un assolo di chitarra splendido non presente sulla versione studio e dove Bonham compie le sue magie alla batteria, per continuare sullo sporco riff di "Heartbreaker" dove Plant da il meglio di se con una prestazione vocale eccellente, e per finire, l'immortale "Black Dog" , con Page che detta le regole del gioco e Plant che le esegue alla perfezione.
Le acque si calmano un pochino con la dolce "Over The Hills And Far Away" (si noti che il disco "Houses Of The Holy" che la contiene non sia ancora stato rilasciato nel '72) , ancora in fase di sviluppo ma comunque bella. Ed e' qui che secondo me arriva la versione live migliore del primo disco, quel blues struggente di "Since I've Been Loving You", dove Plant grida come un'ossesso e Page sprigiona dolenti note infuocate dalla sua Les Paul. Da notare anche la versatilita' di Bonham, che dal ritmo calmo e piacevole di questo brano passera' piu' tardi ad un assolo indimenticabile, ovvero "Moby Dick". Concluso il sofferto blues, Plant, con voce sorridente annuncia "Stairway to Heaven" e da qui Jimmy da il via all'arpeggio seguito dai flauti di John Paul Jones. La canzone nella versione live è un susseguirsi di struggenti attimi in cui la voce di Plant si confonde splendidamente con la doubleneck di Page, per concludersi nell'assolo finale con la batteria incalzante e le urla di Robert. Questi sono gli attimi che fanno grande il rock, e i Led Zep ce ne hanno dati talmente tanti... Scorrono piacevolmente "Going To California", con il mandolino di Page all'opera, e due brani da "Led Zeppelin III", ovvero "That's The Way" e "Bron-Y-Aur-Stomp".
Il secondo disco si apre con la maestosa "Dazed And Confused", il massimo momento psichedelico del gruppo, con Plant che ci regala un'altra prestazione vocale davvero magnifica, per concludersi con una jam guidata da Page, che contiene spezzoni di "The Crunge" e "Walter's Walk" (su Coda). Si esce dalla nebbia psichedelica con la grandiosa "What Is And What Should Never Be", che conduce il pubblico in estasi, dove i quattro del Dirigibile si intendono perfettamente e creano una versione veramente stupenda. L'allegra "Dancing Days" precede il capolavoro di Bonham, ovvero la sopra citata "Moby Dick", diciannove minuti di furia, improvvisazione, incredibile controllo nel suonare lo strumento, il pezzo che secondo me, assieme ad "Achilles Last Stand" dimostra tutta la grandezza di John.
Si arriva cosi al terzo disco, che inizia con il hard rock di "Whole Lotta Love", con un Page al massimo, passando per la memorabile "Rock and Roll", a "The Ocean", per concludere in maniera grandiosa il disco con "Bring It On Home", una delle improvvisazioni blues/rock migliori del Dirigibile. Pochi gruppi sapranno funzionare bene assieme come loro, ed e' per questo che senza Bonham andranno incontro all'inevitabile scioglimento.
E per finire, questo album triplo rappresenta l'essenza del gruppo, cio' che furono e che non potranno mai ripetere, insomma, i loro anni migliori. Scalata la montagna, pian piano il gruppo comincierà a scendere, e di testimonianze cosi' non ve ne sara' piu' traccia. Un must per ogni fan. Viva i Led Zeppelin, i migliori. Sempre e comunque.
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