Di norma quando un pianeta esplode è un casino terribile. Schegge che se ne vanno a zonzo per il cosmo a piantarsi su qualche pianetucolo abitato da comunità pacifiche e tranquille che finiscono per fare una brutta fine (perdonatemi il gioco di parole eh).

Dall'esplosione (o implosione facciamo che dire) del pianeta Sonic Youth invece non è sorto alcun effetto collaterale. Tutt'al più i pezzi che si sono staccati hanno dato vita a qualcosa di ben più bello di ciò che aveva da offrire il pianeta nella sua interezza. 

Spiace ammetterlo eh, però finita la "youth" la "sonicità" del quartetto era andata a farsi benedire. E forse la separazione dei (furono) coniugi Moore è stata solo un pretesto per piantarla lì. Gli anni passano, appunto, e la youthtudine non rimane mica in eterno, e il primo in linea a farne le "spese" è stato proprio Thurston con il suo ultimo solista in cui l'unica traccia di gioventù sono le foto del (fu) giovinetto principe dell'indie(pendenza) musicale. Maturità, la chiama qualcuno, stanchezza altri, cambiamento certi alcuni, gran bei dischi altri ancora. Alla fine (o all'inizio, questo lo dirà il tempo, come sempre) pure il caro Lee Ranaldo scopre che a 56 anni è anche bello gettare i fischi e i riverberi dalla finestra, o metterli nel cassetto magari, e fare i conti con quei capelli bianchi che si vede in testa guardandosi allo specchio. Per far sì che quei sentimenti di maturità/stanchezza/cambiamento si tramutassero in un bel disco ha deciso di fare un fischio a gente che la youthitudine l'ha vissuta con lui bene o male. Ed ecco comparire Nels Cline, John Medeski, Jim O'Rourke, Steve Shelley e Bob Bert (lo so che c'è altra gente ma signori vi conosco, voi volete i NOMI, eccoveli, sono un ruffiano). Dopo averli radunati in studio il caro Ranaldo ha spiegato loro che è innamorato del lavoro che il signor O'Rourke e messer Cline han fatto/fanno con certi Wilco, che la gioventudine sembrano non averla mai incontrata, e si son messi sotto a registrare e comporre la maturità di cui sopra.

"Between The Times & The Tides"a conti fatti è proprio questo: un gioiello di consapevolezza e melodia. A zonzo per la mia triste città, in fibrillazione per l'arrivo di quadri d'autore che i miei concittadini scambieranno per tovaglie sporche, mi ritrovo faccia a faccia con sprazzi di Lennonianità che affoga in sintomi rock da fase R.E.M., aperture melodiche che sfiorano il cielo e contrappunti di tastiere del (non)colore delle nuvole (se apri il disco con due canzoni come "Waiting On A Dream" e "Off The Wall" sei già a metà dell'opera, famoso detto di New York), e con splendide aperture di chitarra, dove le note disegnano visi di donna nell'aria, e la melodia pop che più popmaturoesplendido non si può ti s'incolla in testa (che poi proprio pop non è, se il pezzo dura 7 minuti) e in cui la maschera vocale da Michael Stipe non cade, ma amplia le possibilità di volare ("Xtina As I Knew Her" "nasconde" anche liricità di bellezza unica perchè Xtina "was a lonely soldier[...]frozen in time", e diventa quindi il mio pezzo preferito). Nel suo cammino verso il "nuovo" Ranaldo incontra le sonorità del suo compare Moore negli antri acustici di "Hammer Blows" dove ci sono solo un microfono e una chitarra a disegnare la strada (e in qualche punto del rumore chitarrozzozzistico di fondo), e che nella prima nota di voce mi fa balenare davanti agli occhi l'occhialuto Micah P.Hinson. E fingiamo di credere che "Fire Island (Phases)" sia un pezzo indie tirato come la sua intro, anche quando s'infrange in un mid tempo sempre indie e si crogiola in singhiozzi alt-country, mi raccomando, (chi ha detto Wilco di nuovo??vi ho sentiti). 

Guardando il cielo mi chiedo quale sarà la prossima scheggia di quale prossimo pianeta esploso/imploso verrà a schiantarsi nelle mie orecchie. Che sia la mancante all'appello sua signora dall'orecchino BlackFlagiano Kim Gordon? O magari quello è un frammento che vagherà sempre nel ricordo di quando il suo basso era il più zozzo di tutti?

Attendiamo. 

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