Facendo un salto nel passato, 1991 per la precisione, scopriremo che prima ancora di Warp, AFX, LFO, B12, Alex Paterson, Black Dog e pioneristica compagnia, i primi ad aver concretamente anticipato quello che da lì a uno/due anni verrà conosciuto come il classico suono IDM - ricordiamo più un approccio compositivo che un vero e proprio genere -, furono proprio coloro che meglio di tutti rappresenteranno questo mondo per quello che in realtà - malgrado ultimamente questa peculiarità sia tra le nuove leve venuta meno - doveva e dovrebbe essere, (ovvero uno sfuggire dalle regole, un innovare, un mettere al centro del tutto lo spirito creativo, pur mantenendo un filo diretto con le arti dance classiche, senza dunque sfociare in terzi ambiti come possono essere quelli accademici, concettuali, concreti o industriali), sono stati proprio Rob Brown e Sean Booth, il geniale duo che prima ancora di dar vita alla temibile creatura Autechre diede un assaggio del proprio potenziale tramite l'aka Lego Feet.
Già, Lego Feet. Quel disco raro e ricercato che, per assicurarselo usato, ad oggi richiede non meno di 600 euro. Un disco il cui sguardo al futuro possiamo definire insano. Un disco avantissimo pur nel suo svolgimento tutto sommato naif e nei suoi immancabili richiami a Detroit. Drum machine d'annata che timidamente cercano già di sfuggire dal classico binomio cassa+rullante/cassadritta, cadenze electro-drexciyane, richiami bleep, campioni ricercati (persino il clic di una polaroid, laddove altrove si saltava in massa sul carrozzone dell'Amen), avvolgente analogia sintetica, accenni della futura supremazia cervellotico-rumorista e atmosfere andro-futuriste è ciò che Lego Feet sfoggia nei suoi seminali - e non proprio riconosciuti come altresì dovrebbero - trentasette minuti.
Niente demoniaci acidismi di 303. Niente 909 sparate a manetta. Niente casse in quattro modello R&S. Niente distorsione e niente breaks. Non c'è proprio nulla che bollerebbe questo disco come 'oldschool' o 'classic': il suo suono in certi frangenti potrebbe persino ricordare quello del '96, dove i computer cominciavano di già a farsi strada, dove nastri e campionatori andavano già in pensione, dove il digitale cominciava a farsi largo. Dove si, Lego Feet erano già tecnicamente e mentalmente avanti di almeno un decennio su colleghi anche ben più celebrati.
Lego Feet è il sound del futuro come nel '91 lo si sarebbe immaginato. Lego Feet è l'inizio di una storia ispirata e appassionante che abbiamo pazientemente raccontato, una storia concepita da menti superiori che con ogni probabilità non hanno ancora finito di spremersi per il prossimo, entusiasmante, capitolo.
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