"Il nostro intento è quello di comporre musica che non deprima la gente. Per quello ci sono già i Radiohead".

Bla bla bla. Ma chi cazzo sono 'sti sfigati? Ma perchè cazzo ho letto questa intervista? Che me ne fregava di questi sfigati? Ho appena finito di discutere con quelli di de-baser, e guarda cosa mi tocca leggere... va be', chi se ne frega.

E poi una sera, come sempre, alle 00:24 mi sintonizzo su mtv-brand:new, e il mio quasi-sonno viene reso più dolce da una melodia lieve. Ritmo funkeggiante, mi ricorda un po' eple dei Röyksopp, però più solare, più pacifica (anche un po' più finta). Mi verrebbe da definirla una filastrocca senza cantato (condor dixit)... e alla fine ci rimango male: LEMON JELLY - SPACE WALK.

A Londra, poi, Virgin megastore, vengo colpito da una copertina in cartonato, piena di colore. Porca miseria, ci risiamo: LEMON JELLY - LOST HORIZONS. Do troppa importanza alle copertine. Mi arrendo e compro il disco. E in poco tempo Space Walk diventa la colonna sonora di queste mie giornate di gennaio.

Pian piano tutto il lavoro di questi due inglesini, non più giovanissimi, mi si schiude davanti, ed è un bel vedere - e sentire. Tutt'a un tratto le 4 paroline magiche di Elements ("ash, metal, water, wood") mi fanno fluttuare come su un deltaplano sopra la Versilia.

Poi mio fratello, estraneo a tali forme estatico-allucinogene che raggiungo tramite la musica (lui usa un altro metodo che i maliziosi avranno sicuramente già indovinato) mi sveglia: la coda si è mossa di tre metri, e vedo con piacere che non è porco caio smesso di piovere. Ma io chissenefrega mi lascio ipnotizzare di nuovo, stavolta dal ritmo subdolo (non so perchè ma dico subdolo) di Return to Patagonia, a metà strada tra Chem. Brothers e Koop.

Una botta alla schiena, mi dicono che mi hanno tamponato. Ma io ora ho in testa tutte queste chitarrine, tutti questi suoni sistemati incredibilmente al posto giusto e al momento giusto (bassi, archi, fiati, elicotteri!?, treni!?, mixati con grande maestria), e non ci bado.
Bisogna essere di buon umore come sono io adesso (per merito non mio, ma di un altra persona) per apprezzare i Lemon Jelly. Temo infatti che il maggiore pregio di questo disco - la capacità di produrre un mondo irreale - non attecchisca sull'ascoltatore mediamente incazzato, e diventi quindi un difetto irrimediabile.

Capisco dunque chi lo definirà un'immane stronzata o roba-per-sfigati.

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