Possibili definizioni per Lili-Marlene Premilovich, classe 1949: cantante, sassofonista, autrice, attrice, urlatrice, ballerina, teatrante d'avanguardia, cabarettista, icona del costume, maniaca delle arti visuali, musicista sperimentale, maestra e strega della voce, MUSA New-Wave... e chissà quante altre, volendo proprio costringere l'immaginazione a ulteriori (ma davvero utili...?) sforzi.
Tanta fatica per nulla, in realtà - perché al personaggio unico di questa genialoide serbo-americana non s'addice alcuna delle definizioni suddette, e di quelle ancora e ancora immaginabili. UNA definizione ne può cogliere un solo aspetto al massimo, (colpevolmente) tacendo dei mille altri. E allora occorrerà qualcosa che li riassuma tutti: GENIO, per l'appunto... ma anche questa non mi soddisfa del tutto; e allora dirò che l'Arte di Lei somiglia a un ponte: un ponte gettato a coprire la lunga distanza che separa Patti Smith e Kate Bush. Ovvero - la deflagrante rivoluzione vocale della madrina della New Wave da un lato, e dall'altro l'Art-Rock concepito come territorio di ricerca e sintesi, utilizzo divino (e scioccante) del medium canoro e sfruttamento libero della classica struttura-canzone.
Ma sui nessi con l'usignolo del Kent manca ancora un tassello: la Kate Bush a cui la musica di Lene è più vicina non è assolutamente quella di "Wuthering Heights". E' quella di "The Wedding List", tutt'al più - e ci siamo capiti - nel '78 non ancora nota, peraltro. O forse quella (ma ci spostiamo ancora più in là) di "Sat In Your Lap". E soprattutto: Lene Lovich ha sviluppato la sua identità BEN PRIMA di Kate Bush.
La Lene-occhi sbarrati e sguardo terrificante, lunghe trecce e abiti mutuati dal folklore slavo non nasce con "Stateless". Prima del debutto c'è una lunga storia di studi d'arte e manie d'esotismo spinto, conoscenze illustri fra cui Salvador Dalì, una parentesi da scrittrice di testi per la star della disco Cerrone e un'esperienza funk (retrovie della scena che conta) nei Diversions. Una storia trascorsa nell'ombra, per lo più, ma anche una storia di auto-perfezionamento continuo. Infine, l'occasione d'una vita: al boss della Stiff Records Dave Robinson viene sottoposta "I Think We're Alone Now", cover di un vecchio pezzo di Tommy James & The Shondells (quelli di "Crimson And Clover").
E' la scintilla da cui divampa l'incendio.
"Stateless", appunto - "apolide", "senza patria". E come poter stabilire la patria artistica di cotanta Donna, che da ispirazioni decadenti-mitteleuropee (Berlino regna, in quegli anni) mette dentro la sua idea di Pop ricordi sessantiani di Beat da classifica, ritmi tipicamente-Wave degni dei B-52's o dei Devo più danzerecci, tastiere spaziali, organetti e vaghi ricordi psichedelici, effetti cosmo-kitsch e latenti infatuazioni da cabaret e colonne sonore di teutonica memoria? Di fatto impossibile. E sempre conservando quell'appeal commerciale che farà di "Lucky Number" (con relativo videoclip storico) il numero DAVVERO fortunato di tutta una carriera.
Prima di comparire al fianco di Nina Hagen in quel manifesto underground che è "Cha Cha", Lene assembla questo capolavoro assoluto di eccentricità Pop: il dark/horror organistico di "Home" e la dolcezza di "Too Tender", ecco i due estremi di un percorso in cui viene sperimentato tutto ciò che una cantante può sperimentare. E con la complicità del chitarrista e polistrumentista Les Chappell si infilano, una dietro l'altra, fantasie come lo psycho/western "Sleeping Beauty", la meraviglia per piano di ""Say When", il flirt fra reggae e dance di "Writing On The Wall" (con dentro il sax della stessa Lene), le melodie di "Telepathy" e "Momentary Breakdown" che ti rimangono irresistibili non appena ci hai buttato l'orecchio; e che non stancano per quanto fitto è l'inventario di trovate e diavolerie strumentali/elettroniche intavolate in fase di produzione (qua e là, piani elettrici e spari di drum machine à la Visage e Human League, ma su un drappo di colori infinitamente più ricco). E una magistrale "Tonight" di Nick Lowe, l'essenza stessa del "beat crazy" di quegli anni irripetibili.
Sensualità, orrore, stregoneria, dolcezza, istrionismo, feeling degno di una chanteuse da nightclub anni '30: non manca niente.
E dopo aver solo aggiunto che la copertina che vedete è quella (gentilmente suggeritami dal database) dell'edizione ampliata su CD, mi posso anche congedare...
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