Chi ama la chitarra classica non può perdersi questa edizione discografica, curata da una piccola etichetta (la Engrem), che raccoglie buona parte dell'opera chitarristica di Leo Brouwer: nel primo cd della serie (su 8 complessivi) è lo stesso compositore-chitarrista cubano a interpretare i suoi lavori.
Leo Brouwer, nato a L'Avana nel 1939, è autore di alcuni deliziosi pezzi per chitarra sola; in altri casi affianca al suo strumento prediletto delle piccole compagini strumentali. Così è anche nel cd qui recensito, che presenta quattro brani per una durata complessiva di 50 minuti.
Il pezzo più lungo e ambizioso, il "Concierto para guitarra y pequeña orquesta" del 1972, assimila in pieno il linguaggio della contemporaneità e svolge una pacata meditazione, in 26 minuti, suddivisa in tre movimenti; interessante l'abbinamento chitarra-percussioni, nonché le allusioni musicali ai raga indiani, nell'episodio centrale.
"Para sonar a dos" è invece un brano per due chitarre, scritto nel 1973, che presenta un dialogo serrato fra i due strumenti, molto vario e fantasioso come dimostra una sorta di "finestra tonale" che si apre intorno all'ottavo minuto (sui 13 complessivi) cui risponde l'altra chitarra col suo fraseggio modernista; mentre l'uso a tratti percussivo delle chitarre, gli "slap" (un pizzicato così deciso da far sbattere la corda sulla tastiera provocando un suono metallico) e varie altre tecniche confermano l'atteggiamento polistilistico di questo compositore.
"Elogio de la danza", del 1964, e "Un día de noviembre", del 1972, sono due brevi brani per chitarra sola che ben rappresentano l'intrigante scrittura di Brouwer: più evidente la componente ritmica nel primo, scritto su richiesta del coreografo cubano Luis Trápata, mentre il secondo presenta un tema molto cantabile e malinconico, scritto per la colonna sonora del film omonimo di Humberto Solás.
Un ascolto interessante è dunque offerto da questo cd, per scoprire un autore che si è affermato come una voce originale del nostro tempo, estraneo sia a una modernità forzata sia alla tentazione di banali esotismi della sua terra d'origine.
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