“… malvagità, sete di vendetta e bassezza d’animo erano la santa trinità del tempo …” quel tempo erano i primi anni del primo dopoguerra. Più precisamente era un tempo che scorreva su un territorio comprendete la Mitteleuropa e la Russia fresca di rivoluzione. Un tempo a cui l’immaginazione ha l’illusione di poter tornare al suono di parole come: corone, copechi, talleri, slivovitz, dragoni, i ballabili del momento, sigarette Cercle du Bosphore, neve su Prospetc e Straße, fame … anche se quel tempo non è passato sulla nostra pelle ne ha consumato le nostre ossa.

Il libro è una profonda allucinazione lunga due anni, quella di un uomo che in nome dell’orgoglio e della sete di vendetta sacrifica ciò che di buono e caro ha nella vita, e giù, dritto in fondo a quel vortice si porta dietro anche la vita dei compagni che trova lungo il suo cammino.

Guardando una foto di Leo Perutz, l’autore, si saprebbe che aspetto ha uno scrittore boemo, e al tempo stesso si saprebbe anche che aspetto ha uno scrittore che non ha avuto in centesimo della fama ce si sarebbe meritato.

Alcuni lo ritengono tra i responsabili del genere fantastico-storico (trama ricavata innestando racconti di fantasia su fatti storici), altri dicono che è troppo riduttivo ricondurre le sue opere a quel genere. Questione a cui accenno solamente perché ma non ho ne la cultura ne la voglia di approfondire.

Per quel che vale, cioè nulla, è uno dei miei scrittori preferiti. Si può essere sobri in modo originale? Per uno come me che riesce solamente ad essere brillo in modo del tutto convenzionale, è stata una bella scoperta. La scrittura di Perutz, a parer mio, è caratterizzata da questo genere di sobrietà e da tanta eleganza. Riesce a montare nelle pagine con estrema precisione dialoghi, pensieri e narrazione procedendo per sottrazione: tra mettere o non mettere una parola, se si riesce è meglio non metterla. Strizzando le pagine di questo libro non si otterrà una goccia di retorica o enfasi, eppure, o proprio per questo, l’autore riesce a portare il lettore nel profondo dei gironi infernali vi sono raccontati.

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