Nel 2011 lo si può affermare con tranquillità: Leonard Cohen è un grande maestro del trasformismo apparente: "New Skin For The Old Ceremony", oltre ad essere il titolo di un suo album, è un'espressione che sintetizza alla perfezione il suo percorso musicale: una sorta di gattopardismo positivo, cambiare la superficie, lasciare intatti i contenuti artistici e lo spessore culturale della propria musica. Dal folk acustico degli esordi alle tinte soul di "In My Secret Life" passando per l'elettronica di "First We Take Manhattan" e "Democracy", il country-pop di "The Captain", il gospel di "Hallelujah", lo swing di "I'm Your Man" e tanto altro ancora, ma nel 1977 questo non potevano saperlo: per tutti Cohen era l'austero cantautore di "Avalanche", "Suzanne", "The Stranger Song", "Who By Fire". Il suo greatest hits era considerato l'album più deprimente di tutti i tempi e, a detta di qualche minus habens, le sue canzoni istigavano al suicidio. Così quando uscì "Death Of A Ladies' Man", la sua prima, radicale trasformazione, pubblico e critica si trovarono completamente spiazzati.

"Death Of A Ladies' Man" non era certamente un album perfetto, troppo condizionato dall'ingombrante personalità del produttore Phil Spector e ammantato di una pomposità negli arrangiamenti a volte davvero eccessiva e fuori luogo, eppure la sua cattiva fama è in gran parte immeritata: due capolavori come "True Love Leaves No Traces" e "Paper Thin Hotel", più almeno 2-3 altri ottimi pezzi bastano a considerarlo, più ragionevolmente, come un coraggioso tentativo di "svecchiare" il proprio stile, magari un po' ingenuo e avventato ma pur sempre importante e significativo. Chiuso definitivamente ed in malo modo il rapporto con Spector, Leonard Cohen fa con "Recent Songs" un piccolo passo indietro: il lato più acustico, malinconico ed introspettivo della sua musica riaffiora prepotentemente accompagnato da una nuova ricerca stilistica, assai più libera e personale rispetto al precedente LP, che lo porta ad avvicinarsi al jazz, ed al folk in un'accezione più etnica e variegata rispetto agli esordi; un altro tratto fondamentale di "Recent Songs" è la presenza di una straordinaria cantante ed autrice, corista di Leonard Cohen fin dal 1971, che qui debutta come voce secondaria principale in pianta stabile: Jennifer Warnes, ed il suo sarà un contributo fondamentale.

"The Guests", il brano d'apertura dell'album presenta una metrica strofa-ritornello che si ripropone continuamente, quasi sulla falsariga di "Joan Of Arc": la chitarra acustica è scarna ed essenziale, la voce anche, il controcanto di Jennifer Warnes e un timido violino tzigano si aggiungono alla narrazione, e così sarà un po' per tutto l'album: poesie, riflessioni più intime e un po' più dolci rispetto al passato, accompagnate da arrangiamenti tanto sobri quanto caratterizzanti e fondamentali per creare il sound di questo disco, unico in tutta la carriera di Leonard Cohen.

Si passa così ad "Humbled In Love", in cui si ripropone un muro del suono ben diverso da quello di Phil Spector, che mira ed essere un supporto alla canzone piuttosto che la struttura portante, creando un'atmosfera ipnotica ed incombente che sottolinea il vago humor nero del testo ed alla meravigliosa "Came So Far For Beauty", basata su una semplice melodia di piano, la voce di Cohen è sempre quella di un poeta prestato al canto ma da sola, in questa canzone, riesce a toccare ed emozionare per la sua umanità e la profondità trasmessa nelle sue parole; sensazioni che si ritrovano anche in "The Traitor", una delicata, dolce e amara introspezione, tra le massime vette di lirismo raggiunte da Cohen, conclusa da uno struggente assolo di violoncello.

In "Our Lady Of Solitude" si respira un'aria di misurata felicità e contemplazione; spiccano batteria e sintetizzatori, a dare una nuova pelle alla poetica fatta di fusione tra carne e spirito tanto cara a questo immenso artista fin dai tempi di "Suzanne",  "The Window" è un walzer d'amore come lo è stato "So Long, Marianne" e come lo sarà "Take This Waltz", tra cui è un perfetto anello di congiunzione; Jennifer Warnes è una presenza molto discreta, quasi in disparte, ma quando entra in scena con la sua voce d'angelo i brividi sono assicurati.

Per quanto riguarda la bionda cantante originaria di Seattle, in "Recent Songs" si ritaglia uno spazio da protagonista assoluta in "The Smokey Life", in cui duetta con Leonard Cohen: le due voci, così diverse tra loro, si completano a vicenda, si intrecciano come lo Yin e lo Yang, la canzone è malinconica, parla della fine di un amore; è mutevole, a tratti ombrosa e a tratti dolce, disegnata da un ipnotico sintetizzatore, e si contrappone, o per meglio dire accompagna l'ultima emozione dell'album, quello che per me è il punto più alto di "Recent Songs" e forse anche dell'intera carriera di Cohen: "Ballad Of The Absent Mare": tutto in questa canzone assume proporzioni statuarie: la voce di Leonard, che forse mai prima d'ora aveva cantato così, con tanta intensità e con tanta partecipazione, con un coinvolgimento emotivo così diretto e personale, gli ottoni da serenata messicana, che fanno capolino soprattutto nel finale con la loro melodia struggente e cinematografica, le immagini evocate nel testo, un amore perduto che assume le dimensioni di una tragedia, davanti alla quale non si può far altro che rassegnarsi, con un nodo alla gola ed un senso di rassegnazione e disperazione perfettamente avvertibile sottopelle, appena nascosto dalla grandezza della melodia.

Ora, sarà forse una questione di gusto personale, la mia sarà forse un'affermazione discutibile e criticabile, ma secondo me quello di "Recent Songs" è il miglior Leonard Cohen di sempre: come mostra il ritratto in copertina, l'artista comincia a mostrare i primi capelli bianchi, e questo è il punto centrale della sua carriera, l'album della definitiva maturità: Cohen non è più l'austero ed iconico folksinger di fine anni '60, e non è ancora il genio del pop cantautorale di "Various Positions", qui è un artista che ha trovato un suo equilibrio perfetto su tutti i livelli, "Recent Songs" è un album pura emozione, nei testi la partecipazione diretta prevale sull'osservazione, emergono sentimenti profondi e flussi di coscienza, musicalmente si colloca in una nicchia tutta sua, non è accostabile a nessun altro album del Nostro, né precedente né successivo, la ricerca musicale qui è comunque subordinata a quella interiore da cui sgorgano i testi, questa è la differenza fondamentale tra "Dearh Of A Ladies' Man" e "Recent Songs", e che fa di quest'ultimo un capolavoro, anche se sottovalutato, per me il più grande della carriera del cantautore canadese.        

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