Fonda, troppo fonda notte dei suoi occhi cenerini.

Una donna dal profilo tagliente, che ha nome Malinconia. C’è chi la chiama Morte, scambiandola per la sorella.

Lasciamola percorrere da sola i sentieri, stavolta.

Eppure, che strano fascino e che strana voglia di rimarcarne le orme. Anche stavolta.

Orme, lievi orme tracciate da chi, oramai, non osserva più il tramestio del mondo.

Un petto squarciato, da parole e da poche dita su uno strumento accarezzato, a porgere, una volta ancora, la sua ultima consunta porzione di vita.

Un tango per levigatissimi cuori.

Il novembre degli addii s’ appresta a spogliarsi con gli aceri.

Lo specchio a stento rifulge.

Parole, quante caduche parole di troppo da dire. E quante poche ne servono, anche stavolta.

Grazie per il ballo, sorella Morte.

Taci ora, siediti, ascolta.

Non me, non più me, ma il rumore dei colibrì.

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