E’ stata davvero un’occasione sprecata lo spettacolo di Leonardo Manera al Forte dei Borgia di Nepi il 17/7/2012.
Sprecata perchè il comico di Zelig ha tenuto fede al significato originario del titolo della trasmissione che l’ha consacrato comico e attore di razza e, come il Woody Allen nell’omonimo film (appunto Zelig) ha mostrato una serie di personaggi, ritmi, atmosfere, il cui valore artistico, umoristico e attoriale andava ben oltre il valore dei 10 euro chiesti per l’ingresso (unico spettacolo a pagamento nell’intera Stagione Borgiana 2012). Ma nè Nepi nè i centri vicini hanno saputo cogliere quest’occasione e un massimo di 150 persone hanno potuto godere di questa straordinaria performance dell’attore milanese.
Personaggio a volte stralunato, in altre arguto e ficcante, con battute a raffica tra il demenziale, il profondo, il riflessivo, Manera ha sfoggiato tutta la sua bravura di attore e di autore con una galleria di personaggi, alcuni già visti in televisione, altri totalmente inediti, che hanno strappato risate ed applausi sul filo di uno spettacolo che si interrogava sulla ricerca della felicità. Ed allora ecco Manera affrontare i temi della vita, l’amore, il potere, il mercato, il matrimonio, la vecchiaia, con levità e lo spuntare imminente di un sorriso o di vere e proprie risate liberatorie. Uno “one man show” che ha soddisfatto, divertito, fatto ridere e riflettere, come è nella tradizione e nelle corde dei grandi entertainer.
Resta l’interrogarsi sulla latitanza del pubblico. Il prezzo d’ingresso non penso costituisse assolutamente un ostacolo, la collocazione infrasettimanale nemmeno. Forse una ragione non c’è. C’è solo il coraggio e la determinazione di una Direzione Artistica che cerca di fare scelte intelligenti e di prestigio e un pubblico che il più delle volte (e stavolta una volta di più) si accontenta del ribasso, del popolare, rifugiandosi nel rifiuto di ciò che non comprende. Peccato. Per la Direzione Artistica, per Manera e per il pubblico. Sir Oscar Wilde avrebbe detto “pearls to pigs”.
Piero Poleggi
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