Perché non prendersi un attimo di pausa per vagare in solitudine in crepuscolari e delicati paesaggi? Perché non immergersi in sognanti dipinti di intensa bellezza? Perché non prestare orecchio all'incessante implorare dell'anima che richiede un elisir per poter avere un attimo di tregua dai pesanti macigni della vita? Bene, se desiderate tutto ciò, provate questi "Frammenti della Notte".
Les Fragments de la Nuit sono principalmente un duo francese formato da Michel Villar (pianista) e Ombeline Chardes (violinista), autori di diverse colonne sonore per film e ora, dopo la formazione ufficiale di questa creatura nel 2005 e l'ingaggio di altri tre strumentisti (due violinisti e un violoncellista), creatori di questa prima opera intitolata "Musique du Crépuscule" e pubblicata nell'estate del 2008.
Il disco è un insieme di 16 tracce, tutte molto brevi; pochissime sono quelle che raggiungono o superano i 3 minuti e la quasi totalità è di natura strumentale. Questi brani sono i piccoli tocchi di pennello che formano un dipinto struggente, notturno e pregno d'eleganza. La proposta del quintetto è una musica neo-classica di pregevole fattura, a volte estremamente delicata (la breve opener "Eveil des Feés", con una splendida voce femminile protagonista di sognanti linee melodiche; "La Chambre des Feés", quasi esclusivamente vocale), a volte più sostenuta e "dirompente" ("Assault", "Entre Ciel et Fer"), altre volte ancora il tutto è avvolto da un sudario di mistero ("Solarisation", "La Mélodie de la Tête", "Le Château Enchanté") oppure sublimato in un senso di leggerezza ultraterrena ("Alpha Du Centaure", "Soleils Noirs Pour Lune Blanche").
Impossibile scegliere alcune tracce come migliori, dal momento che il tutto fluisce quasi come un unico movimento, sebbene siano presenti notevoli differenze di sensazioni tra le varie canzoni, come detto in precedenza. La brevità delle composizioni dev'essere una "eredità" dell'attività di scrittori di colonne sonore, dove le composizioni devono appunto fare da sfondo o accentuare determinate emozioni; qui la musica non è uno "sfondo", ma lo crea: genera quelle visioni nelle quali la nostra mente si muove, si libra, ondeggia e si scuote.
La componente classica è molto forte, per cui non possiamo assolutamente parlare di un album di musica eterea (come ad esempio quella dei Narsilion o delle dame degli Artésia, dove regna un'aria arcana e ‘fantasy'), bensì di un album di musica classica riletta, "aggiornata" e "contaminata" da diversi feeling. La varietà e la breve durata dei brani rendono l'album più leggero, anche all'ascoltatore meno avvezzo a tali sonorità. Splendido anche il cover artwork, con una luna protagonista in un terso cielo notturno. La Luna, Regina della Notte e Musa dei sognatori.
Concludendo, "Musique du Crépuscule" è un album consigliato di cuore. Magari non potrà essere ascoltato di continuo, ma vi giuro che saprà rispondere a quei bisogni che l'anima a volte reclama.
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