Gli albori di ogni scienza, di ogni arte, di ogni professione propriamente detta, sono tradizionalmente costellati di figure mitiche, a metà tra uomo e divinità che, come un nuovo Prometeo, donano all'umanità intera rinnovati progressi. Questo tanto nelle arti, quanto nelle scienze (e c'è da dire che, nella notte dei tempi, i due ambiti sono indissolubilmente fusi assieme).
Come gli inizi della chimica affondano le radici nell'esoterismo degli alchimisti, i primi filosofi conosciuti si rivelano "scienziati" modello, i grandi pittori rinascimentali sono maestri nello studio della statica e delle prospettive architettoniche… anche l'inizio della musica moderna ha visto la comparsa di personaggi capaci di mischiare, e far dialogare, competenza tecnica e capacità artistica.
Lester William Polsfuss (passato alla storia con il nome "Les Paul") è indubbiamente uno di questi. Giudicare l'influenza che ha avuto, tanto nelle modalità di composizione quanto in quelle di registrazione, è praticamente impossibile. Non solo è famoso per aver progettato e proposto al mercato la celebre "Gibson Les Paul", ma viene ricordato per una serie di intuizioni geniali che hanno rivoluzionato per sempre il modo di concepire lo studio di registrazione.
Classe 1915, viene considerato un compositore, un chitarrista, un liutaio, un inventore… un uomo capace di maneggiare la propria chitarra sotto ogni punto di vista. Da molti considerato un vero e proprio "architetto del suono", portò le sue sperimentazioni tanto in là da rischiare una morte prematura nel 1940 a causa di un elettroshock nel suo appartamento di New York. Nonostante varie vicissitudini, tra cui un incidente in auto, Lester riesce a completare il suo modello, trasformandolo e rimodellandolo per un intero decennio. Modello che poi, nei sessanta, sarà ridisegnato e stravolto nell'altrettanto celebre SG. Ma non è tutto.
In quegli anni, precisamente nel 1948, insoddisfatto dal suono delle registrazioni ottenute nelle sessioni precedenti, Lester crea il suo studio personale producendo, di fatto, il primo singolo registrato in multitraccia ("Lover"). É una svolta epocale nella storia della musica: Lester progetta e realizza il primo banco di registrazione a otto tracce grazie all'aiuto finanziario di Bing Crosby e della Ampex Corporation. Risulta chiaro quanto questa innovazione abbia plasmato tutto il mondo della fonia a venire, introducendo la tecnica della sovraincisione. Le capacità tecniche e ingegneristiche hanno del mostruoso: Lester riesce a riciclare pezzi d'auto per creare macchinari e strumenti d'incisione.
C'era davvero nell'aria la sensazione che un nuovo Prometeo fosse di nuovo ridisceso tra gli uomini, invitandoli a contemplare un focolare rinnovato.
Soprattutto, riusciva a incantare come un provetto alchimista. Celebre il caso della sua Blackbox, rinominata "Les Paulverizer", che gli permetteva di ricreare l'effetto di più chitarre sovraincise durante le esecuzioni dal vivo (in aiuto accorre anche il suo effetto delay "Sound on Sound").
Ma, come se non bastasse, Lester è stato uno dei più grandi chitarristi di sempre.
Parte della sua fortuna come artista è dovuta all'incontro avvenuto, nel 1945, con la folk-singer Colleen Summers (famosa come Mary Ford). I due iniziano a collaborare a partire dal 1948, cementando il sodalizio artistico anche nella vita privata: si sposeranno l'anno seguente.
Nel corso degli anni cinquanta i due realizzeranno alcune delle più celebri hit della musica moderna, spesso riadattando classici del passato. La quantità di vendite e di incassi accumulati dalla coppia è difficile da calcolare: basti pensare che il filone aureo sarà interrotto solo all'inizio dei sessanta in concomitanza del loro burrascoso divorzio.
La serie di singoli prodotti nei cinquanta ha consacrato Lester e Colleen come figure leggendarie nella storia della musica "pop". Forti, oltretutto, delle innovazioni apportate nelle modalità di composizione. Si consideri che la presenza di tre voci sovraincise aveva del rivoluzionario in quel determinato panorama musicale. Per darne un esempio pratico basta citare la sola "Bye Bye Blues" che, a distanza di 60 anni esatti, non ha perso una scheggia del suo fascino. Con il suo incedere scanzonato, emulando le linee e gli stilemi del Charleston, è capace di amore al primo ascolto.
La lista delle hit sarebbe troppo lunga per esser realmente esaustiva: la compilation scelta per questa recensione, pur nella impeccabile scelta della scaletta, lascia fuori, ad esempio, perle quali "Song in Blue". Impossibile non restare affascinati dagli armonici di "Goofus", dalla poesia di "That old Feeling", dalla spensieratezza di "Whispering", dalla leggendaria "Mr. Sandman", dagli incastri vocali di "Jealous"… e così via all'infinito. Il tutto accompagnato dalla perizia tecnica di Lester: vibrato, tremolo, effetti di fase e le miriadi di effetti di delay, riescono a consegnare un "semplice" brano pop alla storia della musica.
Gioielli forse troppo spesso sottovalutati e che, invece, scopriamo di conoscere per reminiscenza: indice di quanto abbiano inciso nella cultura popolare del secolo scorso. Brani che forse ci si ritrova a fischiettare inconsciamente, come inconsciamente un bambino pronuncia le sue prime parole. E proprio agli albori di quello che la musica è ora mi piace vedere Les Paul, tra le varie figure mitiche del XX secolo. Capace di incarnare l'alfa e l'omega dell'artista. Capace di essere creatore e quindi di farsi demiurgo del suono che produceva. Posto lì, dove arte e tecnica non sono più scindibili.
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