C'era quella voce filtrata che ripeteva (Hey tu) cos'è questo suono? E tre tipi in tutine argentate e capelli ossigenati che si dimenavano sul palco.
Sotto in molti si erano subito abbandonati al quel ritmo. La musica ti fa perdere il controllo cantava quello con la pianola a forma di chitarra. E anche l'omino della SIAE batteva il piedino. I Ritmi Digitali suonavano. E la pista era un continuo movimento muscolare. E i baristi erano contenti perché si sudava e tutti bevevano. E anche i gestori sorridevano perché all'uscita in molti dicevano che era stata una serata indimenticabile. Altri dicevano che quei suoni li avevano già sentiti quindici o ventanni prima e che bisognava guardare avanti per esempio ascoltare Riccardo Giacomino. Altri ancora dicevano che va bene ballare e divertirsi ma la leggerezza diventa insostenibile e allora una volta a casa mettevano su Davide Sylviano o cose simili.
Altri curiosi si chiedevano se I Ritmi Digitali erano francesi visto che il ragazzo si faceva chiamare Jacques Lu Cont. Altri dicevano che era inglese perché incideva per quelli del Muro di Suono e faceva le serate al Fabric di Londra. E c'era chi sosteneva che era americano e si chiamava Stuart Price perché l'avevano visto metter su i dischi alla sfilata della Versace a New York oppure perché c'era il suo nome nelle ultime produzioni di Madonna. Qualcuno lo aveva visto suonare in quel video degli Zoot Woman che molti avevano votato con un sacco di stelle su YouTube e che si chiamava E' Automatico.
Riguardo a questo Danzatore Oscuro ci sono quelli che lo considerano un marciapiede. Altri dicono che è tutto un gran rifarsi alla musica disco degli anni settanta, ai Kraftwerk, ai New Order. Altri ancora che è una versione più pesante dei Daft Punk. Il Prof. Buridano lo ha definito un avanti verso il passato.
E io aggiungo che per me la leggerezza è necessaria. E i suoni di questi finti francesi rendono la vita più bella, piacevole e serena.
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