Tutti si... ma proprio tutti abbiamo comprato il primo disco, abbiamo dato il primo bacio a una ragazza e di conseguenza, ci siamo fatti venire le occhiaie con la prima pippa, la prima canna, la prima birra e via di seguito per tante e tante cose ancora. In sintesi, tutto ha un principio e naturalmente una fine.
Io avevo 13 anni nell'85 e mentre giocavo col pallone in casa fracassando suppellettili debitamente disposti da mia madre sui mobili, ho ascoltato alla radio per la prima volta la canzone "Something about you". Ne sono rimasto immediatamente rapito. Mi sarei chiesto in seguito che cosa ci fa preferire una musica rispetto ad un'altra, se dipenda dal numero dei neuroni presenti nel nostro cervello e questi ultimi, quali sono veramentene gli impulsi elettrici che li influenzano, se i calci in culo che ci ha dato nostro padre o quello che ci ha cucinato nostra madre. Sta di fatto che dopo aver acoltato quella canzone ho deciso di andare a comprare il mio primo disco. Tenevo i soldi accortocciati dentro la tasca anteriore dei jeans e mi sono presentato di fronte alla commessa del negozio, dicendo con una vocina da pirla adolescente: "Voglio il disco dei Level forticiu'" e sputandole in faccia saliva a cause della difficoltà nel pronunciare correttamente la parola "due" in inglese.
Quando sono rientrato a casa ho messo su il disco, ne sono rimasto affascinato che credo di averlo girato e rigirato sul giradischi almeno 5 volte il primo giorno. E' difficile descrivere cosa si prova nel momento esatto in cui si scopre l'arte e ci si confronta per la prima volta con le sue emozioni. La scoperta della bellezza e le sue relazioni e manifestazioni. Ma arriviamo al dunque, non vorei che mi confondeste con uno sfigato pascoliano o leopardiano: il disco dunque.
"World machine" è un'opera estremamente curata, compiuta nella forma e armonica. Il leader della band Mark King traccia con il suo basso groove vorticosi sui quali si appoggiano melodie di facile elaborazione, da trarne durante l'ascolto un senso di pulizia ed equilibrio. Questo disco credo che sia una delle punte più alte del pop anni '80, dove la semplicità delle canzoni viene arrichita da influenze dance e funky e in alcuni passaggi persino Jazz. I brani più rappresentativi e trascinanti non sono però le più note "Something about you" e "Leaving me now", bensì brani trascinanti come "I sleep on my heart" e "Dream crazy", per passare ad altri intimi come gli slow "Good man in a storm" e "Lying Still". Una citazione doverosa infine per il brano "Physical presence", una canzone dalle sonorità vagamente anni '70, imbastita su una linea melodica scandita e impeccabile. Insomma, è un disco "estetizzante", perfetto connubio tra forma e contenuto e poi facilmente fruibile, che a mio avviso è una caratteristica che non guasta nel mometo in cui si decide di ascoltare qualcosa.
Il disco in questione rimane insieme al live "A physical presence" il loro capolavoro, dove oltre al già citato leader Mark King, anche gli altri membri della band dimostrano tutto il loro valore di musicisti, dal tastierista e cantante Mike Lindup ai fratelli Phil e Ronald Gould, nell'ordine batterista e chitarrista della formazione... A 19 anni ho scopato per la prima volta, se ve ne fotte qualcosa il venirne a conoscenza, ma allora già avevo scoperto De Andre', i Pink Floyd e Miles Davis ed è stata tutta un'altra faccenda.
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