Lewis Taylor è inglese, bianco, multistrumentista. Ma fa un R&B contaminato da un rock bastardo, come se Marvin Gaye avesse incontrato Jimi Hendrix ( E magari si fossero calati un acido insieme ).
Dopo due sfortunati, ma maestosi, album usciti per Island Records ( 1996 - 2000 ) e senza contare un lavoro datato 1998 non ancora pubblicato, Lewis Taylor ha deciso la propria via per il nuovo millennio : autoproduzione ed autodistribuzione.
E' con questo intento che Lewis fonda la sua etichetta, "Slow Reality" vendendo solo online e nei negozi della catena HMV. Di marketing non ha molto bisogno, D'Angelo lo ha già contattato per una collaborazione, Elton John si è comprato 80 copie di un suo album ed il numero di fan illustri aumenta giorno dopo giorno.
Questo primo disco indipendente lascia spiazzati : Mr Taylor non è mai stato così di facile ascolto: singolare destino per un lavoro oramai svincolato dagli obblighi contrattuali con una major discografica. I primi lavori erano infatti caratterizzati da forme molto astratte, una musica fatta più di "strategie oblique" che di strofe, bridges e ritornelli, "Stoned pt.1" mostra invece per la prima volta il cantautore alle prese con le forme classiche della musica popolare, ed il bello è che non ha perso un centesimo del suo stile, anzi, quest opera ha acquisito quella coesione stilistico / emotiva che i precedenti lavori non avevano.
Probabilmente si sarà innamorato ( Anzi, è sicuro. Chi sarà mai quella Sabina Smyth cooautrice di gran parte dei pezzi? ), ma anche se non fosse così, è difficile restare fermi ascoltando una groovettosissima "Lovelight" reminiscente della miglior Grace Jones ( Quella di "nightclubbing" ), sognare con una "when will I ever learn pt.1" d'atmosfera ed ( appunto ) innamorarsi alle note di "send me an angel".
Taylor è diventato più pop, ma per fortuna stavolta non è un difetto.
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