I berlinesi Limbus, meglio conosciuti nella formazione a quattro elementi responsabile della seconda uscita Ohr: "Mandalas", nacquero come trio nel 1968 portando dal vivo una musica totalmente spontanea che per ammissione degli stessi musicisti prendeva in prestito dal free jazz l'improvvisazione attraverso strumenti prettamente ad arco e dalla "free music" (le contaminazioni più evidenti provengono dai lavori in coppia di Donald Rafael Garrett e Zusaan Fasteau) la passione per quelli etnici come fiati orientali, valiha, tabla, tsikadraha, totalofono e percussioni africane.

Odysseus Artner, Gerd Kraus e Matthias Knieper usavano a turno anche strumentazione occidentale come pianoforte, basso acustico ed elettrico, chitarre acustiche ed elettriche; dopo pochi minuti dall'inizio delle esibizioni metà sala scappava a gambe levate, quelli che rimanevano tendevano a contribuire al "rumorismo" della band con ogni sorta d'oggetto che capitasse tra le mani, i più intellettuali parlavano di musica d'avanguardia; in realtà la concezione musicale dei tre Limbus partiva da un suono cacofonico all'unisono per la creazione di entità cristalline che fungessero da catalizzatore meditativo. Furono i primi in Germania a parlare di "musica cosmica" nel sottotitolo del loro primo LP del 1969: New Atlantis "Cosmic Music Experience" e questo ben tre anni prima che Rolf-Ulrich Kaiser compilasse la fortunata raccolta intitolata appunto "Kosmische Musik". Se si dovesse intendere "esperienza cosmica in musica" quella di Tangerine Dream, Klaus Schulze e compagnia, si è comunque fuori strada, i Limbus 3 non utilizzavano minimamente artifizi elettronici per rendere i suoni acustici eterei e spaziali, anzi la loro è una musica fatta di frastuoni dagli echi vagamente esotici con atonalità di tutti i tipi e striduli deliranti che convivono spasmodicamente assieme ad eccentriche stonature che provocano disagio mentale e disturbo uditivo. Ribadisco: le premesse stilistiche sono da ricercarsi unicamente nelle suite dei coniugi Garrett e non nella scena artistico-musicale berlinese dell'epoca.

"New-Atlantis" venne pubblicato da un'etichetta indipendente, la CPM, una sorta di cooperativa musicale voluta da personaggi che ruotavano attorno ad alcune comuni della Berlino Ovest e da musicisti dei gruppi Missus Beastly, Embryo e Checkpoint Charlie; l'esperienza di auto-produzione durò poco ma donò a conti fatti questo disco che personalmente reputo un capolavoro assoluto, un oggetto di culto e di contro, vista la tiratura limitata, un vero pezzo da museo riconducibile alla preistoria del "krautrock". Affascina immediatamente la copertina, stampata su carta come una sorta di poster richiudibile con le note di Gerd Kraus che accosta la filosofia dei Limbus all'omonimo testo utopistico (La Nuova Atlantide "1623") di Sir. Francis Bacon, alcune spiegazioni degli strani e tribali strumenti utilizzati e le foto dei tre, tassativamente in bianco e nero, molto austere. Una di queste vede il trittico giovanile sottoforma di goccia in procinto di cadere da un disco volante stilizzato disegnato a china nera e con un occhio nel centro, lo spione di turno; le altre due riprendono la formazione in un antro cavernoso e a spasso per i boschi di Heidelberg con tenute "indios-camperos" corredate da strani flauti a tracolla. Appena il disco inizia a girare nel piatto, la puntina cattura da microsolco l'atmosfera di una libera jam session (Oneway-Trip) a base di piatti crash che si sfracellano, violoncello violentato con vigore e strane corde mutilate che vibrano sotto l'influsso di mani attente più all'espressività derivante dall'improvvisazione che a creare uno schema composito; la suite procede in maniera tribale con tamburi e percussioni mentre il violino crea un fronte offensivo, violento e deformato, che tende tuttavia a coagularsi in un intermezzo che somma dissonanza a dissonanza rimanendo ancorato ad un ritmo trascinante. Nel finale tutto diviene incredibilmente deforme, sfiora l'impossibile, pura anarchia che anticipa la breve "Valiha" per arpa indigena e suoni poveri alla maniera dei primi Anima Sound, giusto per avere un paragone con un'altra formazione "free music" tedesca. Il secondo lato si apre con un brano corto eseguito con svariate tipologie di flauti e prosegue con la suite "New-Atlantis (Island Near Utopia)", il capolavoro assoluto dei Limbus. La seconda lunghissima jam, pur non sottraendosi ai dettami della libera improvvisazione, ricrea attraverso l'utilizzo di strumentazione acustica e senza accorgimenti post-registrazione una situazione ambientale più tranquilla e meditativa, meno ermetica e più spaziale. I timbri sono ora fusi uno all'altro, impossibile individuare gli strumenti coinvolti, il tutto si muove da prima lento, in seguito più velocemente, come un enorme monolite carico di energia che verrà liberata mano a mano durante l'inarrestabile ascesa distruttiva di questo ancestrale ammasso di spruzzi e lampi audio-fonici.

Album originale anche se difficile ad un primo ascolto, consigliato ai frequentatori del "krautrock" più intransigente e radicale

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