Uscirà il 30 settembre Slowflash, la prima fatica discografica dei triestini Limes. Qualche apertura di livello alle spalle (Motel Connection e Mojomatics, non del tutto in linea con la musica dei nostri) e una carriera tutta da costruire davanti: ecco le premesse per introdurre un disco che, seppur acerbo, mostra fin dalle prime note una buona capacità compositiva. Molti gli spunti interessanti, a cavallo tra il classico brit pop (“Hunting Party”, potenziale hit), echi dei primi Strokes, qualche virata americaneggiante alla Bright Eyes (“Tunng”, che sicuramente si può considerare uno dei migliori episodi dell’album, e “White”) e slanci alla Bloc Party (“Noise’s Room”).

Un disco malinconico, autunnale, con la giusta carica emotiva e un intento di fondo che travalica i confini nostrani per avvicinarsi, con un certo successo, al panorama internazionale: Mauro Mercande, Pietro Metullio e Matteo Bologna hanno le idee chiare e, per quanto Slowflash non sia destinato a cambiare la storia della musica, si pone come un ottimo punto di partenza.

Ora, ai nostri, non resta che proseguire su questa strada, nella speranza che il secondo album vada ad aggiungere un po’ di personalità e di originalità in più, così da arrivare al cuore non solo dei nostalgici degli anni novanta ma anche di chi, nel 2014, sente il bisogno di nuove sonorità.

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