Appena giunti in quel di Villa Manin, si ha già la sensazione che la giornata sarà di quelle da ricordare. La location è di quelle  davvero importanti e la cornice di Passariano, frazione di Codroipo, è proprio piacevole. Man mano che ci si avvicina all'orario di apertura dei cancelli appare evidente che l'affluenza di pubblico sarà piuttosto scarsina (alla fine saranno circa tremila gli spettatori), lasciando quasi metà del parco della stupenda villa semivuoto.

Dopo la solita interminabile attesa di rito ecco che irrompono sul palco gli scatenatissimi Dope D.O.D., fin troppo sottovalutati dal sottoscritto e dal resto dei presenti. Nei poco più di venti minuti a loro disposizione i tre olandesi, autori di un hip-hop parecchio incazzato, accendono un pubblico già abbastanza caldo, che inizia a muovere il braccio su e giù come ai concerti di Eminem. I testi non sono riuscito a capirli molto ma le basi sono davvero interessanti.

Terminata l'ottima performance viene fatto calare un telone nero, e ricomincia la spasmodica attesa, resa ancor più insopportabile dal caldo e dalla puzza di sudore che emanavano i petti nudi dei presenti, ma pazienza. Fortunatamente dopo un tre quarti d'ora riecheggia in sottofondo Intobra e finalmente si apre con  Bring it Back, opener dell'ultimo "Gold Cobra", ma con un gesto da artisti navigati, il telone rimane alzato, fino a che non parte il ritornello, e qui inizia il delirio, con un pogo che si capisce già sarà potente. Neanche il tempo di rifiatare che parte un trittico assolutamente devastane, ovvero la nuovissima Douche Bag, Hot Dog e My Generation. Siamo solo al quarto pezzo e le energie iniziano già a mancare. Viene quindi data la possibilità di riposare con le più "tranquille" Livin' it up, My Way e Re-arrenged. Ma niente, i cinque mothefuckers da Jacksonville hanno già deciso che il tempo per riprendere fiato è già terminato, parte il riff di Break Stuff e si scatena il finimondo.

Tralasciando la non eccezionale Shotgun si arriva al momento più alto della serata, artisticamente parlando, ovvero l'esecuzione di Boiler, assolutamente mozzafiatante, il tutto reso ancora più emozionante da un gioco di luci perfetto.

Dopo il classicone Nookie e l'immancabile Behind Blue Eye, i nostri trovano anche il tempo di scherzare, suonando trenta secondi di vari pezzi, tra cui la sigla di Beverly Hills Cop e Seven Nation Army con il suo inascoltabile popopopooooo. Si palesano poi sul palco i Dope che collaborano in N 2gether Now, pezzo realizzato pochissime volte live, con il pubblico che torna a muovere su e giù il braccio.

Con le residue forze si ritorna a saltare su Take a look around, con Fred che fa abbassare tutti prima dell'esplosione finale nella quale tutti si lanciano gli uni contro gli altri. Si giunge alla fine con Faith e, ovviamente, Rollin' e successivo lancio di gadget.

Non siamo più negli anni '90 e nonostane i Bizkit abbiano indubbiamente fatto il loro tempo, questi qua ci sono ancora e ci sanno dannatamente fare, si divertono (basti vedere i salti di uno scatenato DJ Leathal) e vogliono fare divertire. Con un repertorio come il loro sarebbe bastato eseguire il compitino per rendere ugualmente grande la serata, invece si è sentita la vicinanza con la gente che come me è venuta da lontano; per una volta il canonico "We love Italy"  è sembrato davvero sincero.

Non è mancato qualche piccola nota negativa, come per esempio qualche ridicolo circle pit, e appunto la scarsa affluenza di pubblico, ma chi non è venuto davvero non sa cosa si è perso.

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