"Qual è il primo dei re?
Il primo dei re è Baal, demone tricefalo che domina sulla parte orientale dell'Inferno."

Così inizia lo sceneggiato francese del 1968 "Les Compagnons De Baal" che rappresenta il concept su cui si basa questa seconda uscita discografica de L'Impero delle Ombre. Sono convinto che molte volte nella musica, soprattutto in nuove uscite, sono i dettagli che fanno la differenza, una sorta di magia che si crea intorno a un oggetto o a delle note che le fa sembrare speciali. In questo album che non brilla per originalità o trovate brillanti che aggiungano un tassello al heavy doom nostrano, si nasconde un qualcosa di magico forse dato proprio dal legame con l'opera filmica francese.

Ai dettagli facevo riferimento, perciò è necessario fornirne qualcuno dal punto di vista personale: un sabato mattina dopo aver passeggiato nei vicoli genovesi e aver raggiunto il negozio-casa discografica Black Widow, torno a casa con questo disco e, ancor prima di ascoltarlo, vedo in streaming le sette puntate dello sceneggiato da cui è tratto il cd e ne rimango stregato. Mi appassiono a questa sorta di setta segreta che cerca di dominare il mondo attraverso uccisioni e oscuri rituali, ma soprattutto allo stile cinematografico del regista che unisce i temi da sciarada ante litteram tipo Eyes Wide Shut di Kubrick a cadute di stile da horror di serie B.
L'Impero delle Ombre, insieme ai titolari della Black Widow, discutono e si accordano per dare seguito al primo album della band con un concept basato su questa congrega e creano, a mio modo di vedere, un binomio vincente che ammalia lo spettatore ben oltre la musica.

Le coordinate musicali sono sabbathiane, anche se la lingua usata è l'italiano, ma senza grandi innovazioni o idee degne di nota se si esclude la buona partecipazione alle tastiere di Oleg smirnoff (Death SS, Eldritch e Vision Divine) e alcuni spunti chitarristici notevoli nel ricreare l'atmosfera cupa e misteriosa dello sceneggiato. La partenza è però fulminante, dopo l'intro-citazione che apre anche questa recensione, si ascoltano forse le migliori due tracce del disco "Diogene" e "Divoratori della Notte", la prima dedicata al fantomatico giornalista ubriacone conoscitore di segreti sulla setta e l'altra che narra i meccanismi perversi dei Compagni di Baal. Se i Black sabbath restano sempre il primo punto di riferimento, i fratelli Cardellino (Giovanni "John Goldfinch" Cardellino: voce e
Andrea Cardellino: chitarre) sfoggiano un'ottima ispirazione nella struttura della canzone e nella cura dei chorus che troveremo meno in altre tracce successive. A seguire "Ballata per Liliana" che riprende umori leggermente seventies, ma che lascia spazio ad Andrea per costruire buone melodie con la chitarra, ma è forse nella parte centrale che si trovano episodi meno rilevanti, dove alcune soluzioni presenti in "Cosmochronos" o qualche falla in una comunque ottima "Sogni di Dominio" sembrano forzare e attingere alla parte meno creativa del classic metal. Il tutto si chiude con una cover di "Snowblind" dei Black Sabbath, come a voler dire, ecco da dove siamo venuti: presente e futuro delle nostre ispirazioni. Forse allora il primo dei re è Iommi e non Baal...

Dopo sette anni dall'album di esordio quindi L'Impero delle Ombre si gioca una carta importante con questo disco che riprende le atmosfere oscure dello sceneggiato francese, mantenendo quel respiro cupo e underground che, a mio avviso, è anche la forza della pellicola. Il lavoro di Oleg Smirnoff con i suoi hammond, inserti e trovate dona movimento e cesella il disco, ma il posto fisso da tastierista sembra essere ancora vacante per questo gruppo che basa comunque tutta la sua attività creativa nei fratelli Cardellino.
Chi è appassionato di questo genere e di queste atmosfere deve fidarsi del gruppo e delle intuizioni ottime della Black Widow che ha dato alla luce (si fa per dire) questo cd; gli altri troveranno poche emozioni in queste note e soprattutto non capiranno il senso di ripescare queste ambientazioni occulte degli anni settanta. Proprio come i genovesi Segno del Comando fecero nel 1997 con lo sceneggiato diretto da Daniele D'Anza, con Carla Gravina e Ugo Pagliai, il ritorno dell'Impero delle Ombre farà felici i cultori dell'hard/doom più eclettico, ma a mio avviso mantiene ingenuità che pesano sul giudizio finale.

Carico i commenti...  con calma