Siamo al sud, nei primi anni 60. C'è questo paese Palazzo San Gervaso (Potenza). Fa caldo è estate, dopo pranzo la controra è sacra. Dopo pranzo si dorme e se non si dorme si sta sul letto. Potrebbe essere anche autunno o inverno però ...tanto la controra si fa sempre.
Qua da noi così si usa, dopo mangiato tutti a coricare. Quand’è la controra si buttano tutti nelle braccia di Morfeo, che in questo paese dovrebbe essere fatto Santo Patrono e portato in processione al posto di Sant’Antonio. Io non dormo – e chi ci riesce? Nella testa mia continuano a girare domande senza risposte.
La voce fuori campo di una giovane donna, non a caso unico personaggio positivo della vicenda - è l'unica che ci prova ad uscire dal torpore paesano cercando di mettere in piedi una cooperativa agricola - e per questo forse l'unica che ha diritto a dire come stanno le cose, accompagna le immagini dell'inizio del film e ci presenta i suoi personaggi.
Prima ancora i titoli di testa, magnifici, con la presentazione dei personaggi à la Tarantino mentre una vecchia canzone melodica "terrona" è mixata con un bambino che canticchia "twist again" ed il tutto puzza già di capolavoro.
Strepitoso esordio di Lina Wertmuller alla quale voglio riconoscere un ulteriore plauso per appartenere al genere femminile. Credo che 50 anni fa le donne in Italia non avessero chissà quali chances di potersi cimentare come regista (il regista comanda) cinematografico.
E insomma c'è questo paese e ci sono tre giovanotti, amici, che non fanno altro che ciondolare su e giù cercando di abbordare qualche ragazza. C'è chi studia, chi è contadino, chi è brutto e introverso.
Chi ascolta addirittura il jazz ...ma solo la musica però non mi piace quando cantano.
C'è il circolo "culturale" dove più che altro si beve un bicchiere e si gioca a carte.
E si parla.
Si parla, si parla, si parla.
Il paese.
Una dimensione a se stante tanto che oggi il paese, soprattutto al sud non è poi tanto diverso dal paese del sud di 50 anni fa, anzi è più o meno uguale.
La critica sociale della Wertmuller è molto chiara: ok al sud è più dura, fa caldo, ci sono meno risorse ma voi non fate NIENTE per progredire per migliorare. Vi crogiuolate nella vostra ignoranza e immobilismo perchè in fondo a voi sta bene così. Tanti ragazzi lasciarono il paese per studiare e lavorare al nord ma tanti rimasero.
Me ne voglio andare io qua scoppio non ce la faccio più dice il ragazzo che ascolta il jazz.
No! Dobbiamo restare invece, è qua che dobbiamo cambiare le cose! gli risponde l'amico durante una passeggiata.
Il film, nella migliore tradizione della Wertmuller, è anche molto divertente, con un giovane Stefano Satta Flores, col suo bocchino vuoto perennemente in bocca ...ce l'hai un mozzone? in gran forma.
Dialoghi brillanti, si ride bene e spesso ma ancor più si riflette, se si vuole.
Imperdibile, direi.
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