Tornano alla carica i Linea 77, finalmente approdati su major dopo i trascorsi burrascosi con la Earache (etichetta votata a sonorità ben diverse da quanto proposte dai nostri nei precedenti "Numb" e "Available for propaganda") e decisi più che mai a raccogliere proseliti anche all'interno dei confini nazionali, dopo essersi fatti conoscere agli albori della loro carriera soprattutto in terra straniera.

In occasione del nuovo lavoro nulla viene dunque lasciato al caso: dalla produzione (ad opera di Toby Wright, uno che nel suo curriculum vanta nomi come Metallica e Slayer) alla scelta dei pezzi cantati in italiano (ben 6 su 11) fino alle collaborazioni eccellenti (con Tiziano Ferro), tutto lascia presagire la volontà di guadagnare un posto al sole nell'ambito del tanto vituperato suolo italico.

Il disco si apre con "The Sharp sound of blades", classica song nello stile dei Linea che si lascia ascoltare volentieri pur senza far registrare particolari cambiamenti nella proposta musicale dei nostri, cambiamenti che invece iniziano ad avvertirsi a partire dalla seconda traccia "Sempre Meglio": basso slappato e chitarroni stoppati (in pieno stile "Potato Music Machine", anche se la differenza di produzione si sente eccome) fungono da base sulle quali Emo e Nitto urlano al microfono i loro slogan come neanche il J Ax o il Cippa degli anni migliori, con il risultato di confezionare un pezzo tanto gradevole quanto in grado di regalere ai nostri i famigerati "due minuti di immortalità" qualora messo in heavy rotation su MTV et similia.

L'attacco della successiva "Grotesque" ricorda da vicino i System of Down di Toxicity e introduce un altro buon pezzo cantato in inglese, mentre la successiva "Il Mostro" altro non è se non il classico singolo dal sapore "nu-metal in salsa italica" (da "Fantasma" a "Evoluzione") come sempre contraddistinto da un elevatissimo potenziale commerciale, questa volta anche più elevato del solito in virtù di un ritornello davvero killer destinato a fare sfracelli in sede live.

La quinta traccia e 2° singolo "Sogni Risplendono" vede la tanto chiaccherata collaborazione con Tiziano Ferro, ma all'atto pratico si traduce in un classico pezzo dei Linea con la sovraincisione di una seconda linea vocale: al di là dell'impatto mediatico dell'operazione e dell'astio che si può provare verso il personaggio, l'impressione che se ne ha è quella che le qualità vocali di Tiziano avrebbero potute essere utilizzate in maniera decisamente migliore.

Con "My Skeleton" si torna al cantato inglese per un pezzo davvero ben riuscito che riesce a distaccarsi dai classici stilemi nu-metal a cui la band ci ha fin qui abituato, così come particolare risulta essere anche la successiva "Penelope", una sorta di ballad in cui la lingua italiana ben si sposa a dei testi dalle vaghe ispirazioni poetiche uniti ad una melodia dal sapore agro dolce.

La lingua di Dante e Manzoni torna ad essere protagonista nella ritmata "Mi Vida", altra song dotata di un ottimo ritornello a due voci e particolarmente groovy, così come la successiva "Overload", che si fa apprezzare, oltre per le già decantate qualità dei due singer, per l'ottimo lavoro alla sei corde di Chinasky, senza dimenticare il prezioso operato alla sezione ritmica di Dade e Tozzo.

Dopo un lotto di ottime canzoni, la qualità cala leggermente nel finale: se "La Nuova Musica Italiana" non è che un'ironica marcetta per certi versi francamente imbarazzante (a partire dalla riproposizione dell'inno di Mameli in versione distorta), la conclusiva "Touch 2.0" nulla aggiunge e nulla toglie a quanto fin qui fatto sentire dai cinque torinesi, che si confermano con questo nuovo lavoro tra i migliori interpreti della scena nu-metal nostrana, intesa ovviamente nella sua accezione più mainstream.

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