Living Things - Linkin Park (2012)
È dal 2000, anno in cui è uscito "Hybryd Theory", che due fazioni si oppongono tra loro. I sostenitori dei Linkin Park e quelli che proprio non li sopportano.
Ora, se fate parte del primo gruppo ed avete apprezzato un capolavoro come "A Thousand Suns", continuate la lettura senza esitazione, ne rimarrete felici; se fate parte del secondo gruppo, è la vostra buona volta per rivalutare la band di Los Angeles.
L'inizio è subito spettacolare. Apre "Lost In The Echo". L'elettronica, il rap di Shinoda, il cantato melodico di Chester Bennington con tanto di urla nel ritornello, permettono alla canzone di candidarsi subito come migliore traccia dell'album. Si prosegue con un altro eccellente pezzo, non all'altezza del precedente ma che comunque si esprime ad alti livelli. I punti forte di "In My Remains" sono il ritornello aggressivo e i tamburi di marcia nel finale, con l'accompagnamento delle voci di Shinoda e Bennington.
Se con le due tracce precedenti si poteva parlare di ottima musica, discorso ben diverso va fatto per "Burn It Down" e "Lies Greed Misery". La prima, rilasciata come singolo per anticipare l'album, risulta una buona canzone ma alla lunga troppo semplice e ripetitiva. Radiofonica è l'aggettivo giusto. "Lies Greed Misery" senza ogni dubbio è la peggior traccia dell'album. Buono il rap di Shinoda, ma se l'elettronica è il punto forte di altri pezzi di "Living Things", in questa traccia è proprio il tallone d'Achille, tanto da soffocare nel ritornello la voce di Bennington.
Segue "I'll Be Gone". Canzone piacevole, ma fin troppo classica, che dà l'impressione di essere qualcosa di già sentito.
Di tutt'altro livello "Castle of Glass". Le voci dei due cantanti si uniscono cosi bene da sembrare una sola, accompagnando benissimo il ritmo veloce e trasportatore della canzone. Stupisce altrettanto la violenta "Victimized". Batteria assordante di Rob Bourdon e chitarra altrettanto rumorosa di Brad Delson che fanno da base agli scream di Bennington nel ritornello e al rap di Shinoda nel resto della, seppur corta, canzone.
Dopo la canzone d' apertura, "Lost In The Echo", con "Roads Untraveled" si ritorna a parlare di capolavoro.
Carillon di sottofondo che rende la traccia il pezzo più dolce dell'album. Atmosfera sognante, che prima di concludersi con le chitarre che accompagnano la voce di Bennington, ci lascia con questa frase: "May your love never end and if you need a friend, there's a seat here along side me".
Sperimentali le tracce seguenti in cui l'elettronica la fa da padrona; "Skin To Bone" che vede cantare sia Shinoda che Bennington senza però sorprendere troppo, e l'interessante "Until It Breaks". Canzone priva di ritornello che nel finale vede anche la partecipazione al canto di Brad Delson.
Come in ogni album che si rispetti dei Linkin Park, non può mancare la traccia strumentale, e la splendida "Tinfoil" fa da perfetta apertura all'ultima canzone dell'album, "Powerless". Splendida ballata che chiude l'album nel migliore dei modi.
"Living Things" non è il miglior lavoro della band, ma è sicuramente un ottimo album. L'esempio di come la band californiana si sia evoluta nel tempo, sperimentando e senza assolutamente perdere credibilità.
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