Sono passati quasi sei anni da quel maledetto 20 luglio. Sei anni di silenzio da quel 2017 in cui Chester ha deciso di porre fine alla sua sofferenza, poco dopo l’amico Chris Cornell, con il quale condivideva demoni della stessa natura. Anni nei quali si è anche celebrato il ventennale di “Hybrid Theory”, il disco più venduto del millennio nel quale è stato concepito, durante la fase embrionale del nu metal, il genere che gli avrebbe fatto da culla.
A fine marzo ricorrerà il ventennale del secondo album in studio dei Linkin Park, “Meteora”. Qualche giorno fa, sempre nell’assoluto silenzio, con l’inaugurazione di una grafica nuova di zecca, il sito della band ha piazzato in homepage un emblematico countdown. A clessidra vuota, il mistero è stato svelato tramite il titolo di un nuovo brano: “Lost”.
Ormai il mercato della musica ci ha abituati a virate e scossoni improvvisi, nonché a sorprese dell’ultima ora, vedi i Queen con “Face It Alone” o i Metallica con un mai annunciato inedito, pubblicato tra il giorno e la notte prima del nuovo atteso album. L’operazione è nata proprio sulla falsariga di quella dei Queen: pubblicare un singolo inedito postumo, in occasione della commercializzazione di un costoso box set celebrativo. La forma interessa poco, è la sostanza che va dritta a meta.
Le nostre orecchie, orfane della voce di Chester, tornano a riempirsi della sua melodia e dei suoi graffi. Era già successo con “Amends” e da poco con “The Phoenix” dei Grey Daze, prima band di Bennington e progetto parallelo mantenuto in vita un po’ a fatica, a causa della densità di impegni del frontman con i suoi Linkin Park. Ora la storia si ripete, solo per un ultimo episodio, però. Un’ultima canzone scartata a suo tempo ma tenuta con cura dentro un cassetto stracolmo di progetti, che adesso si è svuotato. Ciò che ha evocato questa pubblicazione viene in parte spiegato dal post social della band, scritto da Mike Shinoda, sotto l’annuncio dell’imminente uscita di “Meteora 20”:
“Finding ‘Lost’ was like finding a favourite photo you’ve forgotten you’d taken, like was waiting for the right moment to reveal itself”
Il testo della canzone è molto esplicito e fa riferimento alla sofferenza interiore di Bennington e ai demoni che alla fine hanno avuto la meglio. Si parla di pensieri che ossessionano nei momenti di solitudine, che non si staccheranno mai dalla mente e che riportano irrimediabilmente a quel passato ancora così nitido.
I'm lost in these memories
Living behind my own illusion
Lost all my dignity
Living inside my own confusion
La confusione e l’illusione scaturite dai ricordi creano perdizione e danno la sensazione di aver perso anche la dignità.
Se One More Light era una celata richiesta di aiuto, “Lost” è una dichiarazione vera e propria, è mettersi a nudo mostrando le proprie fragilità senza filtri. Senza alcuna speranza e con un apparente atteggiamento arrendevole. Pubblicare questo singolo oggi, vuol dire mostrare qualcosa che si è sempre in parte voluto nascondere. Questo nonostante pezzi come “In The End”, “Crawling”, “Numb” e “What I’veDone”, tra gli altri, avessero già provato a fare, seppur in modo meno esplicito ma comunque molto chiaro.
Il pezzo conserva musicalmente la stessa trama che ha caratterizzato la tracklist di “Hybrid Theory” e che abbiamo ritrovato con un upgrade nel successore “Meteora”.
Il sintetizzatore di Joseph Han accompagna i riff di Brad Delson e il basso di Dave “Phoenix” Farrell. La voce di Chester abbraccia la melodia, graffia sui ritornelli ma rimane lontana dal potente scream, proprio di pezzi straripanti come “Papercut”, “One Step Closer” o “Keys to the Kingdom”, tra tutti. Il rapping di Shinoda, tipico delle influenze nu metal della band, latita completamente e la seconda voce si palesa flebilmente solo in un breve sussurrato. Si tratta sostanzialmente di qualcosa di sicuramente già sentito, tenendo conto del fatto che questa considerazione viene fatta a vent’anni e cinque album di distanza dal concepimento del pezzo. Non c’è alcun particolare virtuosismo, seppur le percussioni di Rob Bourdon diano una bella scossa. Purtroppo la mancanza dell’apporto vocale di Shinoda rende il tutto un po’ incompleto. Però c’è ancora Chester. E ci sentiamo come se fossimo a bordo palco e lo vedessimo annunciare sorridente che la scaletta del concerto virerà sull’old school, con un pezzo mai sentito dal pubblico ma tremendamente sentito da chi l’ha creato.
Il video dell’inedito è stato realizzato in stile anime, modalità che era stata scelta anche per “Breaking The Habit”. Ogni membro della band compare nella rispettiva veste artificiale e tramite l’animazione dà vita alle intense parole del cantato.
Che sia rimasto altro in fondo a quel cassetto? Magari per i vent’anni di “Minutes to Midnight”?
Lo scopriremo solo vivendo.
Carico i commenti... con calma