16 febbraio 2017: i Linkin Park fanno uscire ''Heavy'', in collaborazione con la cantante R&B Kiiara, il primo singolo tratto dal nuovo album di imminente uscita ''One More Light'' previsto per il 19 maggio. Il brano non ben accolto dai fans del gruppo, poiché giudicato troppo pop e ben lontano dalle precedenti produzioni del celebre sestetto californiano, ha portato i fans a pensare al peggio, poiché, a detta di Mike Shinoda, ''Heavy'' simboleggia come il nuovo album suonerà, affermando che gli scream di Chester e chitarre elettriche distorte e cazzute saranno praticamente un lontano ricordo. La prima cosa che mi è saltato all'orecchio ascoltando il ritornello del brano in questione è che ci troviamo di fronte a qualcosa di già sentito (See You Again di Wiz Khalifa e Charlie Puth, you know?), ma questa è una considerazione personalissima. Ho ascoltato l'album per intero qualche giorno fa, liberandomi di ogni pregiudizio assorbito da recensioni viste su siti specializzati e su youtube, con la possibilità, magari, di rivalutarlo. Cosa mi sento di dire dunque? Senza infamia e senza lode fondamentalmente, un giudizio neutrale anche se con una tendenza leggera al negativo, vi spiego le mie ragioni: se non fosse per le voci di Chester Bennington e Mike Shinoda, il disco suonerebbe, da un punto di vista strumentale, parecchio anonimo e riciclato, si fa una certa fatica a credere che siano gli stessi di In The End, Numb, Breaking The Habit, One Step Closer etc etc (pensiero che avrà fatto praticamente chiunque, persino il mio gatto); il resto della band viene praticamente messo da parte, ad eccezione di qualche parte di chitarra di Brad Delson messa qui e là, giusto per far capire che lui esiste ancora. Sonoramente l'album si presenta come un sunto/riciclo della musica pop/rock/elettronica degli anni 2010, dagli ultimi Coldplay, passando per i The Script, Imagine Dragons, One Republic e Twenty One Pilots (è stato, infatti, frequente l'accostamento con questi ultimi), Ed Sheeran (artista che comunque apprezzo molto) e mi verrebbe da dire anche con un pizzico di Fabio Rovazzi (mi riferisco alla vocina robotica di ''Sorry for now'' traccia n°7 del disco, cliché ormai riscontrabile nella stragrande maggioranza delle produzioni dance degli ultimi anni). In sostanza le canzoni non esprimono nulla di nuovo se non affermare di trarre ispirazione da ciò che li ha preceduti, come la già citata ''Heavy'', ''Battle Symphony'', pezzo carino a mio avviso, anche se strumentalmente mi ricorda ''Paradise'' dei Coldplay e ''Sharp Edges'' unico pezzo in cui si può sentire una chitarra acustica con una ritmica e una cadenza folk rock alla Of Monsters and Men (ricordate Little Talks? Provate a sentire Dirty Paws). Ammetto che probabilmente i paragoni da me fatti sono parecchio azzardati e forzati e che probabilmente mi apostroferete con un ''Cazzo stai a dì?'', sono appunto considerazioni personali, quindi posso capirvi se non sarete d'accordo con me.
Non mi sono soffermato a fare la track by track poiché non penso ci sia molto da analizzare, anche se vorrei spezzare una lancia a favore di ''Invisible'', pezzo cantato (e non rappato, attenzione!) da Mike Shinoda, coerente con lo stile dell'album e abbastanza orecchiabile.
Cosa c'è da dire in conclusione? Non ci piove che i Linkin Park sono un gruppo che ha la tendenza a voler fare il cazzo che vuole, cosa giustissima ovviamente, ci mancherebbe, quindi mi guardo dal pensare che si siano venduti o che sia un modo per acchiappare nuovi fans, come se già non ne avessero abbastanza come testimoniano gli oltre 60 milioni di dischi venduti.
Come detto all'inizio, obiettivamente non giudico questo disco una schifezza colossale perché trovo coraggioso il voler cambiare e talvolta sperimentare sonorità nuove e nel panorama musicale odierno, ormai accorto di idee, ci vuole come l'aria, ma come dico sempre: ''Cambiamento non è sinonimo di miglioramento''. Sicuramente questo alleggerimento di sound fa storcere parecchio il naso, si ha più o meno l'impressione di sentire i Metallica ormai presi dalla demenza senile che suonano alla Tiziano Ferro, tanto per esagerare, ma badate bene, il termine ''Pop'' non è sinonimo di ''spazzatura'', esistono modi e modi di farlo, ma è evidente che i nostri eroi non sono stati abbastanza ispirati per risultare convincenti, alcuni brani saranno anche orecchiabili e belli, ma almeno personalmente non prendono a tal punto da spingere al riascolto in loop.
Scelta coraggiosa anche sulla durata complessiva dell'album che si assesta su 35:19 minuti, un pelino-ino-ino in più rispetto a Rock Or Bust dei AC/DC, infatti la durata di 7 brani su 10 si mantiene sui 3 minuti e rotti che scorrono anche abbastanza velocemente quindi utile anche per passare una mezz'oretta quando non si ha nulla da fare. Probabilmente il disco venderà non poco, anche perché è risaputo che qualità non sempre va a braccetto con le vendite (esempio di casa nostra, ''Infinito'' dei Litfiba del 1999, è definito il loro peggior album, anche se paradossalmente è il loro disco più venduto con oltre un milione di copie); probabilmente porterà i fans rivalutare le precedenti uscite come "A Thousand Suns", accolto non benissimo ai tempi della sua uscita. Vien da pensare quale sarà il loro prossimo passo, continueranno su questa scia? Oppure faranno dietrofront e torneranno sui loro passi? Solo il tempo ce lo dirà.

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