La solita storia di un gruppo di perdenti mandati allo sbaraglio nella metropoli americana. La terra di origine è ancora quella rossa e magicamente fertile del bush australiano alla fine degli anni settanta, quando i Radio Birdman avevano fatto fetecchia all'estero tentando di coniugare l'aggressività punk garage dei compatrioti Missing Links con l'hard punk degli Stooges. Insomma la scena aussie aveva appena subito un duro colpo, quando dai lavandini otturati di Sidney sgorgarono questi Lipstick Killers, raggrumatesi in una concrezione calcarea da gruppetti punk preesistenti che coverizzavano Stooges e Sonics. La bomba fu certo quel singolo garage-punk che risponde al nome di "Hindu Gods of Love" prodotto da Deniz Tek e che ammalio' Greg Shaw della Bomp Records (sussidiara della Voxx) per via di quelle tastiere acide e il battere tribale dei tamburi, tanto da ristamparlo negli USA nel 1979.
Già, Greg Shaw: l'inizio della rovina per i Killers. Abbindolati dal possibile successo a Los Angeles e finiti a dormire in quel motel per artisti scalcagnati che era il Tropicana Hotel (Tom Waits era di casa) e poi rivelatosi addirittura troppo lussuoso per loro, ripiegando in uno ancora più infimo infestato dagli scarafaggi. Nove mesi costellati di gigs infuocati con Peter Tillman che brandiva un'asta con in cima conficcata una testa rinsecchita e Mark Taylor che tempestava di riffs al fulmicotone gli strafatti kids in platea. Covers punk di "Let's talk about girl" dei Chocolate Watchband, l'immortale inno garage dei Wailers "Out of our tree" reso ancora più torrido, "Sock it to me baby" di Mitch Ryder (ancora Detroit), addirittura "I've Got Levitation" degli Elevators, proprio nel periodo in cui Roky Erykson suonava in giro da quelle parti con i suoi Explosions. Ma anche gli originali del gruppo hanno la loro forza, oltre alla mitica "Hindu Gods of Love", ci sono perle che bazzicavano la psichedelia distorta come "Strange Flash" e soprattutto "Dying Boy's Crawl", un accordo di chitarra reiterato all'infinito e le percussioni tribali che accompagnano Peter per oltre cinque minuti! La trascinante "Pharmacentical Au Go-Go" che riporta cuore e viscere all'essenza del rock mentre brani come "Liquor Fit" testimoniano l'amore degli australiani per il sangue e il sudore che Iggy buttava sul palco ai tempi d'oro.
Tutto questo e di piu' troverete in " Mesmerizer", un album live ricavato con mezzi di fortuna dal factotum Chris D. da una registrazione su cassetta di uno di quei concerti losangelini e vi assicuro che il feeling è lo stesso zozzo, disperato e allo stesso tempo arrabbiato che l' Iguana e gli Stooges riversavano sugli spettatori. Ma i Lipstick Killers avevano pure da combattere con le bollette da pagare, i lavori saltuari per mantenersi, il bassista che se ne andava in giro con le rotelle sballate per giorni interi attraverso la città degli angeli ....e così scoppiarono.
Dopo nove mesi ritornarono a Sidney per cercare di rifarsi una vita (pare che Peter oggi sia un apprezzato legale e Mike uno dei più grandi collezionisti al mondo di singoli garage anni '60). Hanno fatto ancora concerti, delle reunion e pure costituito un nuovo gruppo ma non sono mai entrati in sala di registrazione come Lipstick Killers e questo quasi- bootleg venne pubblicato dalla benemerita Citadel australiana solamente nel 1984. Quando ormai i Killers, quelli che ricrearono i presupposti per la rinascita del suono aussie, quel particolare sound che è una via di mezzo tra il primo garage anni ‘60 e il punk, quello da cui hanno (ri) preso le mosse i Celibate Rifles, i Lime Spiders, gli Exploding With Mice, etc. etc....ebbene quei Lipstick Killers erano ormai una meteora lontana.
Post Scriptum: Nel 1984 il compianto Warren Zevon organizzò un gruppo di rock blues assieme ai R.E.M ovviamente senza Stipe. Lo chiamarono Hindu Love Gods e mi è sempre piaciuto pensare che fosse un omaggio al singolo dei Lipstick Killers. Ma scommetto il mio giradischi che dall'alto della loro grandezza non avessero nemmeno sentito parlare di quei quattro perdenti australiani. Smentitemi per favore.
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