Ottima accoglienza alla 60a Berlinale e al Sundance Film Festival, nonchè 4 candidature agli Oscar. Il titolo intrigava e alla fine mi sono deciso a vedermi "I ragazzi stanno bene", pellicola del 2010 diretta da Lisa Cholodenko famosa soprattutto per i suoi lavori in ambito televisivo.

Jules e Nic (rispettivamente Julianne Moore e Annette Bening) sono due lesbiche che vivono insieme con i loro due figli Joni e Laser, avuti grazie all'inseminazione artificiale. Nonostante la particolarità della famiglia la vita sembra trascorrere tranquilla, fino al giorno in cui i due figli decidono di conoscere Paul (Mark Ruffalo), cioè il donatore di sperma. La curiosità si trasforma ben presto in affetto e tra i due ragazzi e Paul si instaura un rapporto reciproco di amicizia.

La Cholodenko gira questo film dandogli una connotazione nettamente da commedia, anche se alla fine commedia drammatica è il genere più appropriato. Non mancano scene divertenti e ben costruite ma niente fa gridare al miracolo. Il film se ne scappa troppo su una narrazione "semplicistica" senza analizzare gli interessanti rapporti tematici riguardanti l'omosessualità e senza dare una precisa connotazione psicologica a tutti i protagonisti, in particolare Paul e Laser che sembrano soltanto delle figurine piazzate lì per convenienza.

Nel suo complesso il film scorre effettivamente bene, non risultando lento e neanche noioso, grazie alle scelte registiche di inzuppare la storia di "sottostorie" (come quella fin troppo prevedibile del tradimento) e per questo la pellicola della Cholodenko si guadagna comunque la sufficienza. Interessante è soprattutto il contrasto concettuale tra l'essere per metà una classica commedia americana sul tema famiglia (in questo caso rivisitata) e un  film indipendente per quella sua aria un po' snob e al di fuori degli schemi. Queste caratteristiche danno all'opera della Cholodenko un risvolto singolare che insieme alle buona prova della Bening e della Moore (la prima in particolare) danno vita ad un film godibile ma sicuramente non meritevole di tutta l'attenzione che ha avuto.

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