Firenze, 1985.
"Desaparecido" è il primo disco della discografia ufficiale dei Litfiba: quante parole possono essere utilizzate per quest'album? Affascinante? Denso? Etnico? Estremo? Un mix di sapiente savoir-faire musicale regala alle nostre riconoscenti orecchie otto canzoni di pregevole fattura; unica pecca a parer mio la breve durata dell'ensemble, che sfiora appena i trenta minuti. Raffinata new wave con richiami a Joy Division e Bauhaus (soprattutto nella voce), senza dimenticare i Cure di Robert Smith, che aleggiano sempre nella prima produzione litfibiana. Cantato in italiano, prova di apprezzabile coraggio in un'epoca ancora più pregna della nostra di esterofilia e snobismo per il prodotto made in Italy.
L'opening track è "Eroi nel vento", canzone che, a ragione, diventerà un classico dei Litfiba prima e del duo Pelù-Renzulli (seppure rivisitata) poi. New wave di classe con una batteria sincopata e martellante ed un cantato altamente evocativo. Si cede il passo a "La preda", pezzo che Pelù dedica, in maniera molto ermetica, al rapporto conflittuale col padre. La song è figlia delle evidenti influenze punk di Renzulli. Egregio il lavoro di basso di Gianni Maroccolo.
"Lulù e Marléne" appare al nostro udito come un confuso trip di LSD (sostanza che in effetti aiutò Piero nella composizione di questo testo), con un imponente giro di basso e tastiere a farla da padrone. La canzone successiva, "Istambul", è invece partorita dall'amore, mai nascosto e mai rinnegato, dei nostri per certe sonorità etniche che accompagneranno anche moltissime composizioni future. Segue "Tziganata", sorretta da eleganti tastiere e giri di basso di preziosissima fattura; "Pioggia di luce", anch'essa figlia dell'acido lisergico, acquisterà maggiore maturità dal vivo, mentre il testo viene discretamente giocato sull'idea musicale di "perdizione". La title-track, "Desaparecido", ancor più di "Istambul", è un pezzo di stampo estremamente etnico e mediterraneo, con suoni di nacchere ed una sezione ritmica realmente impressionante. A chiudere questo, ahinoi, corto lavoro troviamo "Guerra", altra canzone di forte impatto sia evocativo che sonoro. Come in quasi tutto il disco anche qui il gioco di suoni è sorretto dall'esperto Maroccolo e dal raffinato Antonio Aiazzi, senza scordare il preciso e fantasioso lavoro ritmico del mai troppo menzionato Ringo De Palma.
In conclusione questo disco è veramente particolare, elegante, raffinato e ben congegnato. Forse un po' troppo pretenzioso, ma il risultato rende giustizia agli intenti. Peccato per questa breve durata, vista anche la mole di lavori che i Litfiba si portavano dietro dal 1980. Resta comunque un disco che deve (DEVE!) essere ricordato come uno dei primissimi passi per un certo tipo di modo di vedere la musica in Italia.
Band:
Antonio Aiazzi - Tastiere
Ringo De Palama - Batteria
Gianni Maroccolo - Basso
Piero Pelù - Voce
Ghigo Renzulli - Chitarra
G. C.
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