So già che con questa recensione mi esporrò all'inevitabile derisione di tutta la De-Comunità, ma se riuscirò nel mio intento di portare almeno uno scettico sui Litfiba post-Pelù all'ascolto di questo album, questa mia recensione non sarà stata vana.
Invece di parlare del glorioso e importante passato della band, parlerò della situazione attuale: la band è totalmente scomparsa, non si hanno notizie ufficiali da moltissimo tempo, le poche informazioni (l'"ammutinamento" di Cabo e Giamma, il ritorno in seguito di quest'ultimo, l'abbandono di Aiazzi, l'arrivo di Terzani) sono giunte grazie a mail private dei vari interessati. Guardando con un certo distacco, il periodo con Cabo, a mio parere, è stato un fallimento quasi totale (e lo dice uno che è stato per 2 anni iscritto al Fans Club): poche vendite, scarsa notorietà, concerti in posti sempre più sperduti durante sagre paesane... Anche dal lato musicale non c'è quasi niente di cui andare fieri: dei 3 album pubblicati, uno è orrendo ("Essere o Sembrare"), uno discreto ("Elettromacumba"), l'altro è proprio "Insidia".
Pubblicato nel 2001, poco più di un anno dopo "Elettromacumba", questo album non solo è il migliore dei Litfiba con Cabo, ma il migliore dai tempi di "Terremoto", al quale in parte si riallaccia: un album duro e graffiante come non si sentiva da anni, con in più un tocco di esoterismo e mistero: in copertina, dietro al quadro "Verrino" (dipinto da Andrea Marescalchi, lo stesso che dipinse la copertina del primissimo EP "Guerra" ), troviamo un quadrato magico, sul retro il Quadrato del Sator, una specie di quadrato magico che forma un palindromo. Nuove sfumature al tipico suono Litfiba vengono date dall'uso di una costante ma mai invadente elettronica, introdotta dal bassista Gianluca Venier.
Un oscuro giro di basso e le tastiere (suonate dal turnista Mauro Sabbione), a cui fa seguito la chitarra, introducono "Mr. Hyde", un brano potente dalla grandissima atmosfera, ottimo Cabo nella prestazione vocale ("E l'incognita rimane, l'equazione che non torna, labirinti di domande, circondati da silenzio"), così come l'assolo dissonante di Ghigo a metà canzone. La title-track è un brano leggermente sottotono, poteva essere sviluppato sicuramente meglio. "La Stanza dell'Oro" è stato il singolo promozionale dell'album ed ebbe pure un discreto successo: un'ottimo incrocio tra melodia, rock energico e misticismo, ricreato egregiamente dalle tastiere e dal testo ("In bilico, sui limiti, spirali ipnotiche, un passo in più, fatalità, io non mi salverò..."). Altro grandissimo brano è "Nell'Attimo", una bellissima ballata, come non se ne sentivano da tempo, dalle strofe calme e oppressive, che fanno da ottimo sfondo per il testo, che parla proprio di un naufrago sotto il sole cocente, che si apre in un ritornello potente ed energico. Seguono 4 ottimi brani rock, dalle tinte diverse: mentre "Invisibile" è inquieta e tesa (si apre con un inquietante carillon e ha un finale solo voce e pianoforte), "Il Branco" è pura energia, a stento controllata, che sebra imitare musicalmente la furia di una folla senza controllo ("Noi siamo il branco, un muro che si muove, solido e letale, come piombo in mezzo al cuore"); "Ruggine" (citazione di Neil Young "La ruggine non dorme mai") e "Senza Rete", con un inusuale (per lo stile Litfiba) assolo di sax, sono 2 brani meno potenti e più melodici, non avrebbero stonato in "Elettromacumba".
Se si teme un calo, gli ultimi 2 brani vi stupiranno: "Luce che Trema" è rock purissimo al 100%, concentratto in 2 min e 52 sec di agressività adrenalinica, una "Dimmi il Nome" all'ennesima potenza, con un testo incentrato sull'atrocità della pena di morte. Dopo tutta questa furia arriva "Oceano" a ritemprare i nostri martoriati padiglioni auricolari: ballata dolce e triste, un po' alla "Planet Caravan", con un testo che sa essere efficace pur nella sua semplicità ("E in te io sento l'oceano, misteriosa e profonda, tu cambi sempre la forma, nuotando mi perderò"), e con una mini-coda finale in cui a poco a poco tutti gli strumenti se ne vanno, lasciando il compito alla batteria di chiudere il lavoro. Dopo un minuto di silenzio si presenta "Ruggine Remix" uno strumentale elettronico, interessante esperimento, ma nulla di più.
Ok, io ci ho provato... adesso linciatemi pure!
VOTO = 7.5
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