Firenze. 1981.
La nuova onda britannica sta colpendo molti giovani della penisola, tra questi 5 ragazzi residenti a Firenze: Gianni Maroccolo (basso), Antonio Aiazzi (tastiere), Franco Calamai (batteria), Federico Renzulli (chitarre) e un giovane 19enne alla voce, un certo Piero Pelù.
Tutti militano nella stessa band, di nome LITFIBA. Dopo aver esordito alla Rokkoteca l'8 Dicembre del 1980 e dopo 6 concerti in tutto il 1981, i 5 si recano in un box auto pomposamente chiamato "sala di registrazione" di proprietà di Sergio salaorni, cantante degli Alcool. E' il leggendario Larione 10. Qui, seppur in maniera molto frammentaria, i Litfiba produssero un demo contente 5 pezzi: "Luna", "Guerra", "After death", "In my head" e "Dea del Fuji-Yama". Solo i primi due vennero ritenuti pezzi validi e furono inseriti nel lato A del loro EP di debutto. Nel lato B furono quindi inseriti altri 3 pezzi nuovi: "Under the moon" e "Men in suicide" (entrambi incisi malamente in salaprove e per questo spacciati per versioni "Live al Casablanca"), Chiude la fredda e dissonante "E. F. S. 44" (cioè Etnological Forgery Series"), pezzo sperimentale realizzato da Aiazzi, Maroccolo e Stefano Fuochi della prima formazione dei Neon.
I 5 brani andranno a costituire il primo disco della band, in una tiratura iniziale di 1050 copie. Verrà intitolato "Litfiba". Uscirà sotto etichetta Materiali Sonori, ma più specificatamente sotto Urgent Label, una collana dedicata alla "new wave italiana" seguita da Marcello Michelotti e Stefano Fuochi dei Neon e Bruno Casini. E' il 6 Giugno 1982, i Litfiba sono in finale a Bologna per il "festival del rock italiano". In gara, altre band come i catanesi Denovo (in cui militava Mario venuti, n. d. r. ) e i Diaframma di Federico Fiumani. Quello stesso giorno, Francesca Pieraccini e Giampiero Bigazzi (artefice della Ma. So. ) andò a Milano a ritirare le prime 50 copie dell'EP, attaccando le copertine nel viaggio di ritorno sul treno e arrivarono al Palasport di Bologna in tempo per contribuire a sorpresa alla vittoria dei Litfiba.
Questo disco al giorno d'oggi è praticamente introvabile; fu ristampato senza autorizzazione e copertina sempre nel 1982 e venne chiamato "Guerra", perchè ciò che si presentava agli occhi dell'aquirente era una busta grigia con stampato il testo di Guerra e al suo interno appuno il 12". Al giorno d'oggi, la prima edizione, ha un valore commerciale di circa 450 euro. Dal punto di vista dei contenuti musicali, "Litfiba" contiene 5 pezzi in cui si repira la "nuova onda", seppur ottimamente convertita e interpretata in chiave italica.
Il primo pezzo è "Guerra", scritto da Pelù non appena tornato dal suo viaggio-fuga da Londra. E' un pezzo dall'incidere sicuramente incalzante, in cui tastiere e basso risaltono per la maggiore. L'interpretazione vocale di piero è molto innovativa e inusuale per l'epoca.. molto carismatico, in cui si avverte un aumneto di tensione e drammaticità, che sfocia dopo aver gridato quattro volte "di uomini guerra", dove parte un lungo solo di fender stratocaster. Il pezzo diventerà un cavallo di battaglia dell'ensemble e verrà reinciso, in una chiave piu violenta e più matura nel 33 giri di debutto del 1985. Il secondo pezzo è "Luna", stupendo pezzo anch'esso cantato in italiano, dove chitarre e tastiere risaltano maggiormente sopra gli altri strumenti, soprattutto nel ritornello. A dispetto della vesrione incisa nel 7" del 1983 e nelle successive versioni live, questa versione contiene una strofa più, quella che recita "terra di esseri verdi e gelatinosi, figli della penombra e di già atrofizzati. E noi uomini li domineremo, li renderemo simili a noi".
Il lato B si apre con un pezzo cantato in inglese, per certi versi simile ad alcune produzioni dei Joy division... il titolo è "Under the moon". La qualità audio è inferiore ai primi due pezzi, perchè sia questo che il successivo sono stati registrati in via de bardi, nella salaprove. Infatti nell'intro iniziale di tastiere si captano le voci dei 5 che parlano e discutono.. si capisce perfino Pelù che dice "mai una volta che si inizia alle otto e mezza...".
Il quarto pezzo è la cupa e soffusa "Men in suicide" che riflette in pieno il periodo dark dello steso Piero, ritmi ossessivi, ripetuti, ma che rendono unico questo pezzo, perchè eseguito pochissime volte dal vivo, In entrambi i pezzi del lato B il cantato è di difficile comprensione (infatti i due testi non si trovano da alcuna parte... saranno forse stampati all'interno del disco ?? Chissa....). Chiude la sperimentale "E.F.S. 44", bonus realizzata smanettando con mixer ed effetti alcuni nastri scartati (in un punto si avverte il ritornello di "Luna" fatto girare al contrario) e versi di Piero effettai in maniera molto spettrale.
Un disco innovativo per l'epoca ma allo stesso tempo acerbo. Per i collezionisti e appasionati del genere una vera e propria reliquia da venerare e contemplare. Non è mai stato ristampato su supporto digitale e ne dubito fortemente una sua possibile ristampa.
Carico i commenti... con calma