Lito Vitale è un tastierista argentino famoso per aver militato, negli anni 70, nella prog band MIA. Dopo questa esperienza, durata lo spazio di 3 album in studio e un live, la carriera di Vitale è proseguita con una serie di esperienze piuttosto diverse tra loro. Dal 1981 al 1985 ha realizzato quattro album solisti (questo "Sobre Miedos, Creencias y Supersticiones" è il primo della serie). Subito dopo Vitale formò un trio assieme a Bernardo Baraj e Lucho Gonzales con il quale vennero realizzati 2 album il primo dei quali, pur essendo una produzione indipendente, raggiunse la considerevole cifra di 35.000 copie vendute. Alla fine degli anni '80 è la volta del Lito Vitale Cuarteto (oltre a Vitale stesso, Marcello Torres, Manuel Miranda e Jota Morelli) con il quale vennero incisi 5 album. Nel 1992 Vitale iniziò anche una collaborazione con la televisione Canal 13 con la quale realizzò un programma di grande successo, una sorta di spazio musicale quotidiano nel quale l'eclettico tastierista reinterpretava, da solo o con l'ausilio di un gruppo, temi popolari argentini o internazionali. Nel 1995 pubblicò una raccolta di pezzi scritti per la televisione, il cinema e per i Giochi Panamericani ed un secondo lavoro nel quale reinterpretava frammenti di brani di musica classica presentandoli come fossero canzoni. Alla fine degli anni '90 fu la volta della nuova formazione del trio che vide la sostituzione di Baraj con Ruben Izaurralde. Non ho notizie recentissime su cosa faccia adesso Vitale ma vista l'eterogeneicità dei suoi interessi e la sua attività a 360 gradi nel panorama musicale del suo paese penso ci si possa spettare qualsiasi tipo di proposta musicale.
Ma veniamo dunque a questo suo esordio da solista, immediatamente successivo all'esperienza con i MIA. In questo disco Vitale ha composto tutti i pezzi, li ha arrangiati e li ha interpretati suonando da solo tutti gli strumenti (dal ricco campionario di tastiere analogiche fino alla batteria passando per basso, chitarra e voce). Il primo dei 6 brani che compongono il disco (interamente strumentali in quanto la voce, quando è presente, non canta testi ma è usata come fosse uno strumento) è la suite "Baguala De Los Hueseros", caratterizzata dall'alternanza tra parti sinfoniche, eseguite con i synth, e parti di pianoforte più d'atmosfera che ricordano a tratti qualche cosa di Keith Emerson o di Tony Banks. Sorvolando sul secondo pezzo che definire sperimentale è poco (4 minuti di vocalizzi, suoni e rumori d'atmosfera assolutamente indigesti), si arriva a "Pueblos y Caminos", brano veramente bellissimo nel quale le tastiere regnano incontrastate, dando un'impronta nettamente sinfonica al tutto, ma nel quale la melodia principale è eseguita con vocalizzi magistralmente eseguiti a ricordare molto da vicino la fusion estremamente rilassata ed orecchiabile del Pat Metheny Group di album storici quali "Offramp" o "American Garage". La medesima influenza è palese anche nei brani successivi, "Noche De La Salamanca" e "La Luz Mala, En El Campo", che alternano temi nello stile del grande chitarrista americano con parti più propriamente progressive. Chiude la track list originale un breve strumentale d'atmosfera che non aggiunge molto a quanto fino ad ora espresso mentre a seguire sono state inserite 4 bonus track tratte dal disco "Lito Vitale Cuarteto" del 1987.
Giudizio finale estremamente conciso: nonostante si tratti di un "one-man album" prevalentemente tastieristico devo dire che non sono presenti i difetti "congeniti" che spesso affliggono lavori di questo tipo; il sound è infatti pieno, tanto da sembrare frutto del lavoro di un'intera band, la produzione è estremamente curata, le composizioni sono equilibrate, senza esagerazioni e conseguenti scadimenti nel cattivo gusto (d'altra parte la classe non è certo acqua...). Consigliato.
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