Quando arrivo a Milano ci manca poco che vomiti, mi succede quasi tutte le volte che mi capita di andarci. Non per motivi estetici, ma perché è diversa.

Quando arrivo a Milano, la tranquillità dei paesaggi rurali a cui sono abituato, dei campi di mais e di pomodori che ricoprono l'infinito fuori dalla finestra di camera mia, sembra che non esista, che sia solo un sogno folle. Dall'ordine, dal sensato incrociarsi delle strade della mia cittadina mi ritrovo in un guazzabuglio d'asfalto senza capo né coda. Le strade di Milano sono una trappola, sono come essere abbandonati bendati al centro di una piazza affollata, non ho più niente sotto controllo, gli spazi si dilatano all'infinito, mi prende un senso di vertigine, di confusione mentale che supera quello che tradizionalmente mi caratterizza. La mia 106 viene sfilata da centauri sgamati che trovano, ai lati della mia vettura, spazi “Valentiniani”. I rumori e le luci sono psichedelici, inafferrabili e privi di alcun senso. Tutto mi appare alieno, deviato e malato. Mi disturba profondamente.

I Little Claw probabilmente non ci sono mai stati a Milano, ma è Milano che mi viene in mente mentre sferragliano i loro attrezzi in quel loro rimbalzare fra un blues acido acido e il noise più grezzo e low-fi. La voce di Kylinn Lunsford ricorda terribilmente quella di Kim Gordon in questo Human Taste, che sembra essere “il punto” di ciò che era uscito dai precedenti “Little Claw” e “Spit and Squalor Swallow the Snow”.

Tutto il resto è Rumore, primitivo, ossessivo e semplice Rumore.

Enjoy yourself! (uomo medio o non).

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