I Little Feat sono probabilmente la più grande band americana degli anni settanta. Lo dimostrano i tanti splendidi album in studio di inizio decennio e un live monumentale ("Waiting For Columbus"), oggi considerato tra i più grandi della storia del rock. La band si formò nel lontano 1969, attorno alla carismatica figura del chitarrista compositore Lowell George, una delle più leggendarie figure del rock, tragicamente morto all'età di soli 34 anni dopo una vita di eccessi e di abusi di droghe. La scomparsa di Lowell lascò un vuoto incolmabile nel mondo del rock, una perdita gigantesca e un grande rimpianto.

Già dal primo album ("Little Feat") uscito nel 1970 si potevano intravedere le grandi potenzialità di un gruppo che di lì a poco sarebbe entrato con prepotenza nella storia del rock che conta. Nel 1972 uscì infatti l'album che consegnò ai Nostri il passaporto per l'eternità. "Sailin' Shoes" è, secondo mio modesto parere, uno degli album più belli e intrisi di vera emozione e di pura poesia-rock, che si siano mai sentiti. La musica è un sapiente misto di blues dei padri, R&B, folk, country, rock and roll, gospel e persino funk; per certi versi potrebbe essere considerata persino una band di southern rock se non fosse stato che il loro sound era troppo intelligente e per nulla nerboruto, com'era invece quello dei contemporanei colleghi Allman Brothers Band, Lynyrd Skynyrd o ZZ Top; bensì i Little Feat portavano con sé una raffinatezza assoluta, sfuggente ed innata negli arrangiamenti e nell'approccio alla musica, posseduta solo dai più grandi e che lo studio e l'applicazione da soli non possono dare.

I Little Feat sono dunque una band del tutto anomala nella storia del rock, ciò è dovuto alla forte carica intellettuale posseduta dal geniale leader e ad un approccio musicale di tipo culturale e nello stesso tempo passionale, che non verrà mai più eguagliato. Più dell'esordio, questo secondo album è un profondo solco scavato nelle viscere dell'America, dalle fondamenta di bluegrass, rhythm'n'blues, folk da campo e gospel. Un po' figli di Charlie Patton, di Woody Guthrie, dei The Band in modo particolare e dei Rolling Stones più americani di Exile On Main Street, i Little Feat mettono in fila, in questo album capolavoro, un classico dietro l'altro. L'apertura è affidata a "Easy To Slip", pezzo caratterizzato da una graffiante linea melodica, splendidamente valorizzata dalla calda voce di Lowell, che si stende su un tappeto sonoro fatto di tempi dispari e di tastiere creative che tessono trame ardite e complesse. Il secondo pezzo "Clod, Cold, Cold" è un R&B sornione, pigro, bollente e sbronzo, degno dei migliori Rolling Stones. Ma il primo grande capolavoro del disco è sicuramente la deliziosa e dolcissima ballata "Trouble", un pezzo rurale, cadenzato e rilassante ma mai banale; si potrebbe definire una ballata perfetta. Poi è la volta di "Tripe Face Boogie", un altro rhythm'n'blues ruspante e mai domo, che ribolle di spiriti anarchici e depravati. Si arriva dunque al cuore dell'album, dove si colloca il più grande pezzo dell'intera carriera dei Little Feat, nonché una delle più belle ballate rock di tutti i tempi: "Willin'". Basterebbe anche una sola canzone come questa, per iscrivere il nome Little Feat, tra i migliori gruppi mai esistiti. Due minuti e quaranta secondi capaci di cambiare una vita. In questo caso la vita è quella del nostro Lowell, che dopo questo pezzo sarà apprezzato e preso come modello da innumerevoli artisti di grande spessore: Led Zeppelin, Rolling Stones, Tom Waits, Bob Dylan, su tutti. "Willin'" è un pezzo immortale da ascoltare in rigoroso silenzio, un classico assoluto capace di emozionare anche dopo mille ascolti, intriso di pura poesia e impreziosito dalla magnifica chitarra slide di Lowell George che ci regala brividi a non finire. 

Ma non è finita qui: c'è ancora spazio per il ruspante, crudo e verace blues di "A Apolitical Blues", per lo sfrenato, esagitato, sussultorio e velocissimo R'n'R di "Teenage Nervous Breakdown" e per il terzo e ultimo grande capolavoro che porta il nome dell'album: "Sailin' Shoes" è un pezzo che fonde con grande sapienza il blues alla tradizione gospel e che lascia trasparire completamente l'innata classe del geniale leader.

Dopo questo grande album i Little Feat avrebbero composto almeno altri due grandi dischi: "Feats Don't Fail Me Now" e soprattutto "Dixie Chicken", per molti il punto artisticamente più alto di questa grande misconosciuta band californiana.

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