Giusto un paio d'anni prima dell'uscita di questo disco, la bandana più celebre del rock'n'roll cambiava il mondo della musica e della concezione popolare per quanto riguarda l'accostamento dell'arte alla politica.
L'apartheid ancora vigente prende un metaforico calcio in culo grazie all'idea di Sun City; disco registrato assieme a molti illustrissimi colleghi che appoggiano la celebre causa inerente.
Ma Little Steven vuole ancora esprimere il proprio dissenso nei confronti della politica estera americana e degli interventi legati purtroppo all'ideale del colonizzatore più forte del nativo.
La prima incarnazione dei Disciples Of Soul è già bella che andata a farsi benedire, ed il lotto è infatti attribuito al solo Steven. Tra i musicisti spicca il sempre fidato e presente Bruce Springsteen con cui nasce il duetto reggae di Native Americans.
Il brano migliore è senza dubbio Bitter Fruit. Si tratta di un potente miscuglio dance e rock'n'roll dal retrogusto latino in cui si narra la vicenda di uno schiavo che lavora alle piantagioni. Penso che se riesci a far ballare la gente e nello stesso tempo presentare un testo così importante, tu abbia vinto.
Mi sento di consigliare Freedom - No Compromise a chi apprezza i bei riff di chitarra vecchio stampo -come me- ma anche a chi non disdegna un pomposo sound anni ottanta zeppo di synth (quest'ultimo carattere dell'album ritengo sia al 50/50 un elemento sia positivo che negativo, ma che nel contesto ci stia bene). Tanto che Trail Of Broken Teatries, durante i primi 34 secondi, ricorda l'intro della Maniac di Michael Sembello.
Cambiare il mondo non è compito di una canzone e nemmeno di un'artista, ma di un'idea si. E se l'idea funziona rimarrà immortale.
Questo pensiero, Steven Van Zandt, lo condivide sicuramente.
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