Terzo capitolo di questa band californiana, lanciata negli anni novanta verso un pubblico più vasto (in occasione del loro secondo album Throwing Copper) nientemeno che da un certo Michael Stipe (si... il frontman dei REM).
Dopo un esordio piuttosto acustico e un secondo album (quello citato prima) che suona più rock, eccoci a Secret Samadhi, un album nero, già a partire dalla copertina.

Suoni gravi e atmosfere cupe, accompagnate da melodie sofferte (come in Rattlesnake o Graze) e da alcuni episodi esplosivi ("Heropsychodreamer" o "Lakini's Juice"). La voce, a tratti in falsetto, di Ed Kowalczyk rende il tutto ancor più lacerante. Probabilmente il miglior album della band, che nel frattempo, contando anche un best, é giunta al suo settimo album ufficiale. Dunque un gruppo navigato ma poco conosciuto... dateci un occhio!

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