Strano gruppo i Lizzy Borden. Collocabili nella metà degli anni '80, diedero vita ad uno dei più grandi minestroni della decade. Il singer e leader omonimo era conciato da sembrare una fusione tra Alice Cooper e Paul Stanley. Ma non avevano lo stile nè dell'uno nè dell'altro.
Shock\Glam rock solo nell'attitudine, la band losangeliana proponeva (e propone tuttora) un heavy metal dalle tinte maideniane e priestiane, con quell'aura di AOR tipica di molti gruppi statunitensi dello stesso periodo. Fanno infatti parte del genere definito in miliardi di modi al quale appartengono anche gruppi come Fifth Angel, Keel, Leatherwolf o Riot. US Power Metal, sembra la definizione più adatta.
Non quindi vicini al pop come Bon Jovi o Ratt, ma nemmeno pesanti o progheggianti come Savatage o Fates Warning. Metal classic quindi, nella sua incarnazione made in USA. Questo "Love You To Pieces" è il loro primo lavoro, se si eccettua l'EP, e rappresenta per me uno dei più bei dischi metal americani di sempre. Dopo questa dovuta premessa, è tempo di passare ai brani veri e propri.
L'opener "Council For The Cauldron" è il brano più speed del platter, che mette subito in mostra il sound che ci investirà da qui a venire. Il timbro vocale di Lizzy Borden è particolarissmo, viaggia su tonalità molto acute ma non disdegna parti più basse. La sezione ritmica è qui molto tirata, ma non sembra subire sbavature. Il secondo brano è "Psychopath", dall'intro sinistro, sfocia in un mid-tempo dal refrain energico,anche se il solo non convince del tutto. Il peggior brano qui presente.
"Save Me" introduce quella che sarà caratteristica dei Lizzy, ovvero il partire con una sezione arpeggiata che sfocia nel ritornello. Il duo Matuzak\Allen qui offre una prestazione davvero degna di nota nella parte solista. In quarta posizione "Red Rum" uno dei migliori brani del disco, trainata da un grande riff e dagli assoli armonizzati, offre un'ottima prova generale di tutti gli strumenti. Carino anche il testo. La title-track è una ballad sentimentale, e qui Lizzy Borden ci dà mostra del suo grande talento interpretativo dietro il microfono. Canta con l'anima, e si sente. Strano davvero, che una figura dall'aspetto così truce metta a nudo la sua perdizione d'animo nel testo.
"American Metal" è, insieme alla splendida "Me Against The World" dell'album successivo, il brano più famoso della band. Tecnicamente è di sicuro uno dei più degni di nota, e possiede quell'incedere anthemico che si sublima nel ritornello, stiamo parlando insomma di un pezzo made in USA che più non si può, autocelebrativo e maestoso, pieno d'orgoglio e voglia di vivere. Dopo quest'inno il ritmo si velocizza nuovamente con "Flesheater", dominato ancora una volta dalle chitarre armonizzate di scuola Maiden. Il pezzo è aggressivo ma mantiene sempre il gusto melodico che caratterizza i nostri. Ottima prova del basso.
"Warfare" è un pezzo eccellente, refrain perfetto, chitarre affilatissime e cantato grintoso, una perla di US Metal. La penultima traccia "Godiva" può essere definita come antesignana del Power Europeo che a breve verrà brevettato dagli Helloween. E' una breve sfuriata che introduce al vero capolavoro del lavoro, che è anche l'ultimo brano. "Rod Of Iron" è uno dei pezzi metal più belli dell'annata.L'interpretazione del truccatissimo singer è da applausi nell'intro. Poi, quando la canzone si apre, ci offre degli acuti degni di un Geoff Tate e un chorus AOR-style davvero coinvolgente. Gli assoli, tanto per cambiare, sono molto Maideniani ma si tratta di una formula vincente, davvero di ottimo gusto.
Così si chiude il primo LP di una band che non ha avuto il successo che si meritava, dotata di un leader con una presenza scenica straordinaria e di uno strumentale di ottimo livello, che fa dell'equilibrio tra esplosività e melodie catchy il suo punto di forza. Se siete amanti dell'heavy metal classico e volete qualcosa di alternativo rispetto Iron Maiden od ai Judas Priest, non esitate ad ascoltarlo, vi sorprenderà piacevolmente.
Carico i commenti... con calma