"The world moves on a woman's hips, the world moves and it bounces and hops"...
...non so come, ma quando ascoltai la prima volta "Mambo Nassau" ricordai d'istinto questi versi, e senza sosta presero a rincorrersi dentro la mia testa. Pensai AL DISCO, naturalmente, da cui quegli stessi versi provenivano. Pensai a David Byrne. Pensai a Brian Eno. Pensai a Jon Hassell, a Nona Hendryx, ad Adrian Belew. A tutti un po'. E mentre le vibrazioni di questo "mambo" che ascoltavo (il perché delle virgolette vi sarà chiaro più avanti) cominciavano a telecomandarmi, a prender possesso di me...
...realizzai che il Sig.David Byrne aveva capito tutto. Era riuscito a condensare in quei due soli versi il concetto di RITMO. Il senso dell'Africa tribale, delle pulsazioni primigenie, dell'istinto originario del primate-Uomo a MUOVERSI. Pensai che veniamo tutti dall'Africa e che sì, tante volte mi ero sentito ripetere questa verità fin quasi a scambiarla per ovvietà, eppure non l'avevo mai afferrata nella sua essenza fino a quel momento. David Byrne e Lizzy Mercier Descloux avevano entrambi, e pressoché nello stesso periodo, compiuto lo stesso viaggio - un viaggio di RITORNO - verso le radici prime del Funk. Ma lo avevano fatto in maniera molto, molto diversa.
Da una parte: la New York più intellettuale, la collaborazione con Eno, il Quarto Mondo di Hassell. Dall'altra: la dissacrante de-strutturazione di tutti i generi portata dalla New Wave, dagli iconoclasti del Rock, da chi NEGA e rimette in discussione tutto. Da chi ricostruisce dai frammenti, anziché concepire un progetto uniforme a priori. Lizzy Mercier era un Genio, altroché se lo era. Mi piacerebbe parlarne ancora al presente, magari l'avessimo ancora fra noi. Artista totale, intima di Richard Hell e Patti Smith come di Chet Baker, autrice e protagonista di una Storia musicale rimasta incompiuta (la sua stessa vita), dai tratti che hanno del sensazionale.
Una Storia che non può essere raccontata - TUTTA - in questa pagina.
Pensate alla sua cover di "Fire" del Demonio Arthur Brown - su "Press Color", l'album subito precedente a questo. Con quella cover si segnava un passaggio epocale, in quella rivisitazione al ritmo della Mutant-Disco più straniante possibile si riscriveva il senso stesso di COVER - come i Devo avevano fatto con "Satisfaction", e ancor più dei Talking Heads con "Take Me To The River". Oppure pensate, sempre in quel disco, al Lalo Schifrin "scarnificato" di "Jim On The Move" - se preferite. Pensate a come fu TRATTATO il tema di "Mission Impossible"...
Come "Remain In Light", "Mambo Nassau" è un'orgia di Afro-Funk-Punk al ritmo dei primi anni '80, gli anni che più mi corrispondono musicalmente: poliritmie, tempi dissezionati, sovraincisioni, chitarre ritmiche e percussioni esotiche, batteria post-punk e un Basso (quello di Philippe Le Mongne) che fa viaggiare tra i Parliament, il Joe Jackson di "Beat Crazy", la No-Manhattan intenta a "rivedere" le basi del Funk e, appunto, le Teste Parlanti. E la Vocalità della Lizzy a concedersi di tutto, perché tutto (e il suo contrario) è concesso quando si alloggia al Lower East Side e si incide per la ZE Records. E quando si prende un volo per le Bahamas (gli studi Compass Point di Nassau, GUARDA CASO...) e dietro la consolle siede un certo Steve Stanley (Grace Jones, Tom Tom Club, B-52's...).
Si aggiunga: Wally Badarou, "uomo ombra" dei Level 42 e deus ex machina del Prophet 5.
Essere precipitati nella densa zuppa tropicale di "Lady O'Kpele" produce lo stesso senso di smarrimento che si ha quando comincia "Born Under Punches". E' una giungla di suoni e voci (tribali). E finisci col perderti - o meglio, con l'uniformarti al ritmo, col divertarne parte senza capirlo in tutte le sue componenti. "Room Mate" si agita fra geometrie di chitarre, corde di basso slappate e l'interpretazione sopra le righe di Lizzy, che di fatto s'inventa - in barba al senso - tutto quel che serve a riempire i manco tre minuti del pezzo. "Payola" e "Sports Spootnick" stanno quasi al confine con la fusion, in quanto a complessità della base ritmica, con - sulla seconda - un intreccio di tamburi e metallofoni da far impallidire, e stacchetti in cui synth e basso si trovano a dialogare sotto la voce (riverberata) della francese - "ahaha cha-cha-cha" è il verso più, diciamo... "impegnato", del testo...
Poi per un attimo ti ritrovi nella Roma di De Sica, e penseresti a un'allucinazione, se d'un tratto non sentissi cantare in italiano "bevete più latte, il latte convieNNNe" sopra il celebre jingle composto da Nino Rota per "Boccaccio 70". Trattasi dell'intermezzo "Milk Sheik", ove "sheik" dovrebbe in teoria stare per "shake" - solo che è storpiato, proprio come nel nome di uno SCEICCO di ZAPPIANA memoria (!!!)... no no, non sto delirando. E' tutto vero.
E il bello - o il folle, ma proprio per questo bello - è che da Nino Rota passi con disinvoltura a "Funky Stuff" dei Kool & The Gang (massì, in fondo tutta la Musica è Paese...), in una PROMISCUITA' irresistibile di voci corali e groove metropolitano. E dopo il reggae "mutante" di "Slipped Disc" hai anche il tempo di chiederti come avrebbero suonato i Lounge Lizards ai Caraibi anziché nella Grande Mela, e "It's You Sort Of" te ne da una dimostrazione (puro caso, che Mademoiselle Lizzy abbia incrociato più d'una volta la strada del mio amico Arto...? Uhm...): è un jazz sgangherato fatto di organetti e batteria ribelle in un tripudio di piatti, ad accompagnare una "chanteuse" dallo stile non esattamente ortodosso...
In tutto ciò (ma questo l'avrete ormai intuito da un pezzo) il termine "mambo" va preso letteralmente solo per "Five Troubles Mambo" - che sì, un mambo in effetti lo è, ma pur sempre da prendere con le pinze...
Un Disco AVANTI ANNI LUCE, in tempi in cui definizioni come "world music" erano poco più di vezzi modaioli per definire un qualcosa dai contorni ben poco chiari. Alla fine di questa mezz'ora scarsa vi chiederete come possa, un'Artista di questo livello, non essere (ancora) celebrata come merita.
E magari su questi ritmi sentirete il mondo rimbalzare sui fianchi di una donna, proprio come (il Sommo) David Byrne.
Mai dimenticata, Lizzy. Mai.
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